sabato 16 febbraio 2013

La circolare di S.E. Donato Oliverio Eparca degli Albanesi dell'Italia Continentale riguardo la Quaresima

Circolare dell'Eparca

da www.eparchialungro.it


Carissimi,
la Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l’aiuto della Parola di Dio, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. E’ un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale.
La Quaresima si comprende se riferita alla Pasqua: quaranta giorni di preparazione e di attesa.
Il Triòdion, il libro liturgico bizantino del tempo quaresimale contiene questa prospettiva.
“Secondo la tradizione bizantina, la liturgia eucaristica in Quaresima si celebra solo il sabato e la domenica e nella festa dell’Annunciazione; gli altri giorni sono aliturgici.
Il mercoledì e il venerdì si celebri la liturgia dei Presantificati. Si celebri nei giorni stabiliti l’Ufficiatura dell’Akathistos”. (Dichiarazioni e Decisioni della 1ª Assemblea Eparchiale di Lungro, nn.125-126).
La Quaresima è un periodo denso di riflessione per la conversione, un periodo di rinnovamento interiore, di purificazione, di attesa della liberazione che procura la presenza del Risorto con la celebrazione eucaristica all’alba del giorno di Pasqua. Di questo periodo, il digiuno è la caratteristica principale, digiuno come attesa.
Il digiuno si conclude nella celebrazione eucaristica del giorno di Pasqua, il banchetto pasquale. L’attesa è finita. La gioia è grande. Il perdono cancella il peccato. La vita ha vinto la morte. L’assenza si consuma nella presenza.
Per esplicitare questa prospettiva, a conclusione della celebrazione eucaristica, il giorno di Pasqua nelle chiese bizantine si suole leggere un discorso catechetico attribuito a S. Giovanni Crisostomo. Vi predomina il tema del banchetto. Ecco l’invito:
“ Voi che avete digiunato e voi che non lo avete fatto, gli uni e gli altri oggi rallegratevi. La Tavola è imbandita. Gustate ogni cosa senza scopi nascosti. Il vitello grasso è abbondante. Che nessuno si allontani dalla Tavola senza essersi saziato. Tutti assaporino le ricchezze della misericordia.
Quest’anno, nel contesto dell’Anno della fede, il tema del messaggio del Santo Padre si focalizza sul rapporto tra fede e carità: “Credere nella carità suscita carità. Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi”. Fede e carità vanno insieme, e dunque Vangelo e opere vanno insieme. Quanto vale nell’esperienza personale, vale anche per la Chiesa in quanto comunità.
La fede vera non si dà senza le opere; chi crede impara a darsi all’altro. La carità suscita la fede, e dunque è testimonianza.
“La Quaresima, sottolinea Benedetto XVI, è un tempo propizio per spalancare lo sguardo del nostro cuore verso i fratelli più bisognosi, condividendo con essi del nostro. In questo particolare momento storico, occorre sottolineare l’importanza di una carità informata, documentata, attenta ai numerosi contesti di povertà, miseria, sofferenza…dal peggioramento delle condizioni di vita di molte famiglie, anche a seguito della crisi economica e finanziaria che colpisce molti Paesi dell’Europa e non solo, con l’aumentare della disoccupazione, soprattutto giovanile, fino ai contesti dove il lavoro c’è ma è sfruttato, sottopagato, e senza le tutele minime, tali da garantire la dignità del lavoro stesso e, di conseguenza, della persona umana”.
Credo che questo Messaggio sia perciò di grande attualità. Non solo perché si situa nell’Anno della Fede e dunque in questo contesto è bene ricordare che fede e carità sono due facce della stessa medaglia, cioè la nostra appartenenza a Cristo. Ma è attuale anche perché in questa fase storica, in cui l’uomo fatica a riconoscere se stesso e a trovare una via per il futuro, la parola del Papa presenta una proposta unitaria, un percorso di vita nel quale l’accoglienza di Dio ingenera accoglienza dell’altro in tutte le sue dimensioni, espressioni ed esigenze e così la Chiesa può essere faro di una umanità rinnovata e quindi contribuire all’avvento della “Civiltà dell’Amore”.


Da EparchiaLungro.it

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