lunedì 24 febbraio 2020

L'incesto tra potere e popolo


 di Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro




L’uomo è nato ignorante. Attraverso l’erudizione taluni hanno superato questa barriera congenita, altri o perché impediti o perché nati tuttologi, al presente risultano essere vittime di faccendieri burattinai. I rapporti tra i poteri dominanti e l’ignoranza sono strettamente collegati- scrive Elda Goldman- ed essi, sono un grande pericolo per la democrazia, la convivenza sociale, la libertà, i doveri e i diritti dell’uomo. Verissimo poiché il dualismo potere e ignoranza, determinano una alterazione negativa con conseguenze letali per la “demos kratos” ossia il potere popolare. Quindi è deducibile che l’ignoranza è una inseparabile alleata delle forze antidemocratiche, le quali utilizzano come metodo la manipolazione delle coscienze. Nel corso dei secoli le menti ignoranti sono state travolte e rese succubi da quelle dominanti per il consolidamento dei propri interessi politici, sociali, economici, religiosi ed etici. Agli inizi del XVII secolo le baronie ecclesiastiche, avvalendosi della “inscentia plebeii”, per il timor dovuto a Dio facevano adorare statue di santi che Mosè stesso avrebbe distrutto con le sue Tavole. Contemporaneamente, per tenere a bada gli affamati e rivoltosi contadini, imponevano lunghi ed estenuanti digiuni. I baroni laici, il fenomeno comunista e fascista, decisamente spartani, non avevano armi cui disporre se non la violenza. L’ignoranza, passiva, fu vittima anche del potentato che affermava: i comunisti mangiano i bambini e di quell’altro che riteneva, pubblicizzandolo, che la religione è oppio dei popoli.

Esistono due tipi di ignoranza nell’uomo, una attiva ed una passiva. Quella attiva è pericolosissima perché l’individuo sceglie di non avvicinarsi al sapere considerandosi già sapiente divenendo così estremamente temibile per lo sviluppo della società. Quella passiva, invece, è legata a diverse cause che concorrono fra di esse, dannoso solo per il singolo soggetto senza contrastare irrimediabilmente l’organizzazione sociale. Ma il problema rimane il popolo, soggetto dinamico nelle sue aspirazioni e nei suoi decadimenti. Così descrive quello italiano Andrea Camilleri: “L’italiani non amano sintiri le voci libbire, le virità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenne, preferiscino le voci che non gli danno problemi, che li rassicurano sulla loro appartenenza al gregge.”

Goethe scrisse: “Nulla è più terribile di un’ignoranza attiva” e Emma Goldman: “L’elemento più violento della società è l’ignoranza.”

Nella diffusione rapida e capillare dell’ignoranza un posto di notevole importanza lo occupo lo Stato, in quanto questo male non si propaga per riproduzione endogena, ma per cause legate dall’abbandono della tematica. Lo Stato non esercita nel suo dovere una delle sue funzioni principali: l’educazione.

Pessimista? No realista! Oggi i poteri forti, attraverso il contributo dell’ignoranza passiva (i media) hanno trovato altro per distrarre e rendere innocui i pochi focolai insurrezionalisti: la mucca pazza, l’aviaria, la suina ed ultimamente il coronavirus, tralasciando vergognosamente i 5000 morti all’anno per tumore a Taranto, le vittime della terra dei fuochi e quelli dell’Eternit.

Solo un popolo ignorante può avere paura!


giovedì 13 febbraio 2020

Il regno delle Due Sicilie finisce13 febbraio 1861. Inizia il declino del sud


Il regno delle Due Sicilie finisce13 febbraio 1861. Inizia il declino del sud


Il regno delle due Sicilie cade il 13 febbraio 1861. Finisce il regno borbonico del Sud e comincia l’Italia unita e la colonizzazione del Sud.

Il 13 Febbraio 1861 la storia del regno delle Due Sicilie finisce: inizia la storia dell’Italia unita.
Francesco II accetta di firmare la capitolazione e di abbandonare il regno. Il 14 il re e la regina salgono sul piroscafo francese Mouette e lasciano Gaeta diretti a Terracina, nello Stato Pontificio.
Il 15 la brigata «Bergamo» prende in consegna la fortezza di Gaeta e la bandiera tricolore viene issata sulla Torre d’Orlando in sostituzione dello stemma borbonico.

Popoli delle Due Sicilie

Si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi nelle vostre miserie. Quando veggo i sudditi miei, che tanto amo, in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati, calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore Napoletano batte indignato nel mio petto contro il trionfo della violenza e dell’astuzia. Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria, i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni. Ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento.
Ho creduto di buona fede che il Re di Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico, non avrebbe rotto tutti i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra. Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l’Amministrazione è un caos: la sicurezza individuale non esiste. Le prigioni sono piene di sospetti, in vece di libertà lo stato di assedio regna nelle province, la legge marziale, la fucilazione istantanea per tutti quelli fra i miei sudditi che non s’inchinino alla bandiera di Sardegna.
E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero, mi ritirerò con la coscienza sana, farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per le felicità di questi Popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia.

CHI SONO STATI DAVVERO I BORBONE, PER CINQUE GENERAZIONI RE DI NAPOLI E DI SICILIA?

Per centocinquant’anni, le vicende del Mezzogiorno borbonico sono state una «storia negata»: da quando Vittorio Emanuele II è stato proclamato primo re d’Italia, l’immagine ufficiale del Sud è stata quella di un territorio sino ad allora mal governato, con re inetti e reazionari, un’economia arretrata e asfittica, una società ignorante e semifeudale.
Le ragioni di questa impostazione sono evidenti: per rappresentare il Risorgimento sabaudo come unica via al progresso e alla libertà, occorreva demonizzarne gli avversari e costruire una memoria strumentale del passato, che condannasse i Borbone come figure antistoriche ed esaltasse i Savoia come i principi della patria liberale.
Il regno delle Due Sicilie finisce13 febbraio 1861. Inizia il declino del sud

REGNO DELLE DUE SICILE

Una rielaborazione mistificata si è sedimentata nella coscienza collettiva: secondo la «vulgata nazionale», in un regno delle Due Sicilie collassato, dove è stato sparso il sangue generoso delle camicie rosse di Garibaldi, e dei reggimenti di Vittorio Emanuele II, e insieme portano le libertà dello statuto albertino, aprono la strada dello sviluppo, eliminano oscurantismo e repressione.
Il «prima» viene azzerato e nessuno ricorda che ancora fra il 1830 e il 1840 una parte significativa del movimento liberale immaginava che alla guida del riscatto nazionale potesse esserci la Napoli di Ferdinando II assai più che la Torino di Carlo Alberto. Il «dopo» (la drammatica guerra civile che ha insanguinato le regioni del Sud sino al 1865) viene liquidato affrettatamente e con sprezzo come «lotta al brigantaggio meridionale».

SCOMPAIONO I BORBONE

I Borbone e il loro regno scompaiono dalla storia, vittime predestinate della damnatio memoriae imposta dai vincitori ai vinti.
Tuttavia, come ha scritto l’intellettuale inglese Aldous Huxley, «i fatti non cessano di esistere solo perché vengono ignorati».

FINISCE LA STORIA DEL SUD

 La storia del regno borbonico del Sud è stata colpevolmente e volutamente ignorata. I Borbone di Napoli e di Sicilia possono essere demonizzati o celebrati, ma non possono essere dimenticati. Essi sono stati parte significativa della storia d’Europa e parte importante della storia d’Italia.
Quale sarebbe potuta essere la storia del Sud senza l’unificazione nazionale? Ai Borbone all’onore della storia.
Hanno governato per cinque generazioni un regno che è stato grande e che ha dato all’Italia e all’Europa ingegni di assoluto valore.
Fonte: Napolipiu.com