sabato 9 febbraio 2013

Giuseppe Angelo Nociti ( Don Xuzepanxulli ka Spixana)

Giuseppe Angelo Nociti (Napoli 1832-Spezzano Albanese 1899), nato da padre arbereshe e da madre molisana è rimasto a Napoli fino all'età di 10 anni quando orfano venne condotto a Spixana. Studiò al collegio di S. Adriano, assieme al suo cugino-cognato, a Dramis, Milano, ed altri. Il 22 giugno 1848 era di sentinella alle batterie siciliane del Ponte dell'Intavolato prendendo parte allo scontro. Fu segnalato come attendibile dalla polizia borbonica e la sua famiglia angariata dal rinnegato Lazzaro Manes. Nel 1860 fu il responsabile della Guardia Nazionale. Dal punto della produzione letteraria bisogna dire che scrisse componimenti in lingua latina ed italiana ritenendo la lingua arberishte "barbara", non idonea ai componimenti poetici e di impaccio per lo sviluppo economico di Spezzano Albanese. In seguito scrisse delle pregevoli poesie in lingua arberishte (pubblicate dal prof. I. C. Fortino). La produzione letteraria in lingua arberishte è esigua, però il suo interesse per la lingua fu grande poichè scrisse di aver redatto un vocabolario spezzanese di 16mila lemmi (purtroppo forse andato perso come tanti lavori dell'autore!!!). Tra il gennaio e l'aprile 1867 raccolse, dalla viva voce di una vegliarda spezzanese, tre ballate: "Kangjelji e Kostandinit e Jurendines", "Kangjelji i Engjellines" e "Kangjelji e Serafines". Le prime due furono pubblicate, lo stesso anno, dal Camarda nella sua preziosa "Appendice alla Grammatologia ...", la terza è rimasta inedita poichè, secondo me ritenuto dal Camarda non popolare e di contenuto erotico. Questi tre componimenti fanno parte della raccolta manoscritta del Nociti col titolo "
Kangjelje te truzemra t'arberesha". La prima ballata fa parte della tradizione orale arbereshe; la seconda parla di Demetrio che torna dalla guerra e trova la fidanzata Angelina che ride con un uomo, consigliato male dalla una vecchia mendicante (rahadere) ed accecato dalla gelosia, li uccide entrambi. Convinto dell'innocenza dei due porta i loro corpi al mulino e li macina. La polvere ottenuta viene sepolta e, tempo dopo, dalle ceneri dell'uomo nasce un cipresso mentre da quello della donna un delicato melo; la terza ballata narra di Giorgio che giace malato a letto. Non lo guariscono le medicine e nè le premure della madre!! La guarigione avviene grazie all'avvenenza della scollatura di Serafina che si presenta al giovane con l'abbigliamento llambadhor!!!( di Francesco Marchianò)
Giuseppe Angelo Nociti (Napoli 1832-Spezzano Albanese 1899), nato da padre arbereshe e da madre molisana è rimasto a Napoli fino all'età di 10 anni quando orfano venne condotto a Spixana. Studiò al collegio di S. Adriano, assieme al suo cugino-cognato, a Dramis, Milano, ed altri. Il 22 giugno 1848 era di sentinella alle batterie siciliane del Ponte dell'Intavolato prendendo parte allo scontro. Fu segnalato come attendibile dalla polizia borbonica e la sua famiglia angariata dal rinnegato Lazzaro Manes. Nel 1860 fu il responsabile della Guardia Nazionale. Dal punto della produzione letteraria bisogna dire che scrisse componimenti in lingua latina ed italiana ritenendo la lingua arberishte "barbara", non idonea ai componimenti poetici e di impaccio per lo sviluppo economico di Spezzano Albanese. In seguito scrisse delle pregevoli poesie in lingua arberishte (pubblicate dal prof. I. C. Fortino). La produzione letteraria in lingua arberishte è esigua..., però il suo interesse per la lingua fu grande poichè scrisse di aver redatto un vocabolario spezzanese di 16mila lemmi (purtroppo forse andato perso come tanti lavori dell'autore!!!). Tra il gennaio e l'aprile 1867 raccolse, dalla viva voce di una vegliarda spezzanese, tre ballate: "Kangjelji e Kostandinit e Jurendines", "Kangjelji i Engjellines" e "Kangjelji e Serafines". Le prime due furono pubblicate, lo stesso anno, dal Camarda nella sua preziosa "Appendice alla Grammatologia ...", la terza è rimasta inedita poichè, secondo me ritenuto dal Camarda non popolare e di contenuto erotico. Questi tre componimenti fanno parte della raccolta manoscritta del Nociti col titolo "
Kangjelje te truzemra t'arberesha". La prima ballata fa parte della tradizione orale arbereshe; la seconda parla di Demetrio che torna dalla guerra e trova la fidanzata Angelina che ride con un uomo, consigliato male dalla una vecchia mendicante (rahadere) ed accecato dalla gelosia, li uccide entrambi. Convinto dell'innocenza dei due porta i loro corpi al mulino e li macina. La polvere ottenuta viene sepolta e, tempo dopo, dalle ceneri dell'uomo nasce un cipresso mentre da quello della donna un delicato melo; la terza ballata narra di Giorgio che giace malato a letto. Non lo guariscono le medicine e nè le premure della madre!! La guarigione avviene grazie all'avvenenza della scollatura di Serafina che si presenta al giovane con l'abbigliamento llambadhor!!!

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