sabato 25 maggio 2013

Muzio Pace



di Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro
Muzio Pace
Come molte famiglie Italo Albanesi anche quella dei Pace di Ejanina dovette pagare con sofferenza il contributo dato alla causa della libertà e dell’Unità d’Italia. La stessa fu un vero e proprio vivaio di menti elette dedite al culto  degli alti ideali di civiltà e progresso, delle idee liberali e rivoluzionarie. Come, qualche sera fa, una discendente diretta, la duchessa Valentina Dell’Aira, mi annotò, essa fu una delle protagoniste della storia della Calabria Citra  del XIX secolo.


Capostipite, riguardo il periodo risorgimentale, fu Muzio Pace, nato ad Ejanina il 4 dicembre del 1797. Da Giovan Vincenzo ed Elena Straticò di Lungro. Avviato, come tutti i figli delle famiglie agiate arbersh, agli studi classici presso il Collegio Italo Albanese San Adriano di San Demetrio Corone, successivamente si trasferì a Napoli dove conseguì la laurea in legge. Ritiratosi nella sua Arberia, preferì, però, stabilirsi a Castrovillari dove vi impiantò il più famoso studio legale del circondario. In questa cittadina ebbe inizio la sua lunga e prolifica attività politica, divenendo prima sindaco della stessa e, in seguito alla concessione dello Statuto da parte di Ferdinando II, deputato. Il 27 settembre del 1823 prese in sposa la duchessa Maria Baratta e da questa cristiana unione nacque Giuseppe, di cui si farà trattazione a parte. Famoso rispettato , Muzio,  partecipò a tutti i moti che contraddistinsero l’800 calabrese, infatti lo troviamo protagonista ai moti del ’21 e cospiratore con gli arberesh Damis, Camodeca, Mauro, Mosciaro e  altri, in gran parte di San Benedetto Ullano e Cerzeto, a quelli del ’44 a Cosenza. In tale occasione, assieme all’altro arberesh, Cesare Marini, fu avvocato di ufficio dei fratelli Bandiera che assieme ad altri italo albanesi che furono fucilati nel Vallone di Rovito. Durante i moti del ’48 egli che, come il Damis, godeva grande stima in tutto il circondario della cittadina del Pollino, organizzò e stimolò la rivoluzione e con i volontari Albanesi combattè, sfortunatamente, contro i Borboni. Nel 1860 divenne amico e fiduciario nella Calabria Citra di Garibaldi che egli ospitò durante il suo passaggio a Castrovillari.In questa occasione – scrive Giuseppe Carlo Siciliano – a dimostrazione del suo attaccamento alla causa della libertà e dell’Unità dell’Italia, Garibaldi lo nominò presidente del Comitato Insurrezionale di Castrovillari e governatore del Circondario. Ad Unità compiuta fu eletto consigliere provinciale e quindi Deputato al Parlamento Italiano.

Deluso dalle aspettative dell’Italia unita, ben presto, come ogni buona e libera aquila albanese, abbracciò le idee anarchiche di Mikhail Bakunin, che egli stesso ospitò quando il russo era ricercato dalle polizie di mezza Europa.

Mantenne per l’intero corso della sua vita i legami con la gente della sua etnia e stretta l’amicizia con Gerolamo De Rada, Domenico Damis e Domenico Mauro, con il quale condivideva la grande passione per Dante Alighieri. Morì a Castrovillari nel 1861.

Foto: Valentina Dell’Aira Archivio privato.


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