venerdì 23 febbraio 2018

Onomastica degli Stradioti Greco Albanesi al servizio della Repubblica di Venezia nel XVI secolo


( di Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro )

 Dopo avere dissertato sulla presenza in età protomedievale di Albanesi in Grecia, a breve pubblicherò uno scritto riguardo il loro insediamento durante il Medio Evo  in quasi tutte le regioni e isole dell’Ellade.

 Trattandosi di un complesso di temi molto vasto, ritengo, per non fiaccare inutilmente il pur desideroso Lettore, scindere l’analisi e la descrizione grafica in più parti. E’ mio desiderio pubblicare una folta onomastica degli Stradioti, dove inequivocabilmente ci viene rilevato che grandissima parte degli Arberisht d’Italia hanno origini greco albanesi e, nel precipuo, stradiotiche. Mi sono avvalso per eseguire questa faticosa ricerca, considerato che al riguardo molto è scritto in Greco antico, dei  documenti rinvenuti dallo storico Greco Kostantino Sathas presso gli archivi veneti e riportati nella sua monumentale opera “Mnemeia hellenikes historias”.

Prima di elencare i nomi dei più importanti Stradioti Greco Albanesi, è necessario illustrare sinteticamente la loro figura e le loro funzioni.

La  Serenissima, durante il Medio Evo, per poter tranquillamente svolgere la propria attività commerciale lungo le coste adriatiche e ioniche, aveva bisogno di garantirsi la difesa delle sue basi navali, le città e le fortezze e,  nutrendo qualche interesse particolare, anche di alcune zone dell’entroterra della penisola balcanica. Data la ristrettezza territoriale e quindi il limitato numero di cittadini, la Repubblica di Venezia non disponeva di milizie sufficienti, atte ad assicurare la sua posizione di potenza marittima occidentale e, quindi, si pensò di porre rimedio a tale inconveniente arruolando militi fra le popolazioni indigene dei suoi possedimenti. Come già sopra accennato, ad arruolarsi furono soprattutto gli albanesi, originari da Durazzo e dalla Chimara e in maggior parte quelli che intorno alla fine del XIII secolo trasmigrarono in Grecia. Centri di reclutamento vennero istituiti a Corone, Modone e Malvasia in Morea, Nauplia o Napoli di Romania in Argolide, Candia, Cefalonia, Corfù, Cipro, Negroponte, Zante e Cefalonia.

Questa militi vennero  denominati “Stradioti.”

Molti storici, attraverso studi ben accurati, hanno trattato il fenomeno dello “stradiotismo” analizzandolo sia sotto l’aspetto antropologico che storico,  tra questi vanno ricordati Marino Sanudo, Coriolano Cippico e Filippo de Commines.  Ma a compulsare e pubblicare la storia degli stradioti sono sicuramente da annoverare il greco Costantino Sathas, che tra il 1888 e il 1890 rese edita  in nove volumi la monumentale opera : “Documents inedits relatifs à l’histoire de la Grece au myen-age e la non meno pregevole ed esaustiva raccolta dei documenti dell’Archivio veneto “ Acta Albaniae Veneta” di Giuseppe Valentini, pubblicata nel 1966 in 27 volumi.

Gli stradioti, dal greco στρατιώτες ( soldato), costituivano un corpo speciale di cavalleria leggera e le armi di cui erano dotati consistevano in una lancia chiamata “assegai” il macis, la mazza e la balestra. Così li descrive Marino Sanuto il giovane:

“Indossano mantelli e cappucci alti, alcune mute usurate, portano la lancia in mano, e una mazza, e appendono la spada al loro fianco. Si muovono come gli uccelli e restano incessantemente sui loro cavalli … Sono abituati a brigantaggio e spesso saccheggiano il Peloponneso. Sono ottimi avversari contro i turchi e sanno organizzare le loro scorrerie molto bene, colpendo il nemico inaspettatamente.  Sono fedeli ai loro padroni. Non prendono prigionieri, ma piuttosto tagliano le teste dei loro avversari, ricevendo secondo il loro costume un ducato a testa. I loro cavalli sono grandi, abituati ai disagi, corrono come gli uccelli. Gli stradioti tengono sempre la testa alta e superano tutti gli altri nella manovra di battaglia. Innumerevoli di questi stradioti si trovano a Napoli di Romagna e di altre zone della Grecia che sono sotto la signoria e che ritengono le loro città fortificate con le armature e lance”.

Secondo la maggior parte delle fonti documentate, gli stradioti , non indossavano armature, poiché di intralcio alla loro caratteristica di essere abili e veloci cavalieri, ma solo tuniche imbottite di lino o camicie di maglia. Studiosi moderni, invece, come lo Stone, ritengono, che i loro abbigliamento fosse di origine ibrida, in quanto, in quel periodo, notevole era la mescolanza degli stili militari.

La loro fama di abili cavalieri, esperti nella guerriglia, ben presto attraversò i confini della penisola balcanica propagandosi in quasi tutta Europa. Il loro stile di combattimento (attacchi improvvisi, imboscate, finte ritirate e altre tattiche poco conosciute) usciva dalle linee dogmatiche di strategia militare tradizionale ed accademica  conformandosi, sotto certi versi, alla guerriglia organizzata che Giorgio Castriota Skanderbeg mosse per un quarto di secolo contro gli ottomani, conseguendo di volta in volta, sempre maggiori successi.

Dal 1475 essi sostituirono definitivamente la cavalleria leggera veneziana venendo posti a presidiare i confini friulani. Molti altri, invece giunsero in Europa servendo le corti francese e spagnola, in particolare modo e, in Italia, oltre alla già menzionata Serenissima, furono reclutati dagli Aragonesi e dagli Sforza di Milano.

Dai documenti rinvenuti e pubblicati da Costantino Sathas, soprattutto nel 9° volume della sua monumentale opera e nello specifico in “Documenta feudatarios greco strathiotas dictos illustrantia”,risulta che la maggior parte degli stradioti era costituita da volontari Albanesi di Grecia ( Arvaniti) e solo in parte da Greci autoctoni, Dalmati, Valachi e Slavi. I reparti erano costituiti, inoltre, da un numero variabile di soldati che si aggirava dai 30 ai 300. Essi erano guidati da un comandante, che si distingueva per coraggio, valore, esperienza e godeva di grande prestigio presso i suoi sottoposti.

Si è sempre immaginato che i militi di queste truppe speciali fossero in gran parte di origine greca, ma studi moderni, hanno accertato, come la visione delle liste degli stradioti da parte di Costantino Sathas nell’opera sopra citata e gli indici dei Diari di Marino Sanuto, che circa l’80% dei nomi erano di chiara origine albanese e il restante 20% di origine greca, Valaca e Slavi del sud. Vero è che molti capi stradioti di una certa rilevanza erano di origine greca bizantina, come i Paleologhi, Spandounios, i Comneni, i Miniatis, i Kondomitis, i Spyliotis ed altri, ma essi erano una minoranza che si era ritrovata ad assumere il comando di truppe, in grazia della loro posizione di signori e feudatari dell’Argolide e del Peloponneso dove imperava Venezia. Altri, come i Soimiris, i Vlastimiris e i Voicha potrebbero appartenere a famiglie slave del sud.

Attraverso scrupolosi studi di carattere onomastico, però,  viene evidenziato che la maggior parte di questi soldati a cavallo, oltre ad avere diretta origine dall’Albania, nello specifico da Durazzo e dalla Chimara, veniva reclutata, come sopra annotato, dai vari possedimenti veneziani disseminati nella Grecia meridionale, dove fin dal XIII secolo popolazioni provenienti dal sud dell’Albania si erano insediate dietro fervido incoraggiamento dei Paleologhi, despoti bizantini della Morea, regione ormai spopolata e poco difesa dalle incursioni militari straniere.

Il motivo che di più determinò la diffusione del fenomeno dello stradiotismo nella penisola Balcanica e in Italia, può senz’altro ricercarsi nel trattamento economico a loro riservato, infatti  essi percepivano una paga  che era più bassa rispetto a quelle che venivano elargite agli altri mercenari, francesi spagnoli, svizzeri e napoletani, quindi, oltre che ottimi cavalieri, anche più convenienti, dal punto di vista prettamente finanziario. Infatti gli stradioti, pare che apprezzassero di essere ricompensati più con titoli, privilegi e concessioni di terre ( pronoia = allodio), che con alte paghe. Narrare le proprie gesta e partecipare esibendosi da protagonisti principali ad una sfilata dove poter mostrare la loro capacità di indomiti guerrieri e poter professare la loro religione ortodossa o uniata, era più importante di qualsiasi altra retribuzione e ciò si evince anche dalle poesie che alcuni di loro, come Michele Marullo, il Tracaniota e Manoli Blessi, scrissero in lingua veneta frammista a quella greca, elogiando, talvolta con punte di epica,  le avventure degli stradioti.

Così si esprime Coriolano Cippico che ebbe modo di conoscerli personalmente:

“Perciocchè i Veneziani per tutte le città della Morea che sono sotto dominio tengono al loro soldo molti Albanesi a cavallo i quali con nome Greco si dimandano Stradioti, uomini di gran cuore e da far ogni grande impresa…….Più valorosi di tutti gli altri sono quei di Napoli di Romania, la quale è città della Morea nel territorio degli Argivi”



Sapientes super rebus Naupliensum et Monovasiensum

Stradioti a Napoli di Romania e Malvasia 30 Aprile 1541

-Reposio Busichio, Georgio Gherbesi, Paulo Bua, Domenego Candreva, Francesco Manassi, Cesare Bua, Guma Bua, Todaro Bua, Andrea Bua, Nicola Suli, Todaro Criobardi, Gigni Zamanda, Chiurca Candreva, Micha Lusi, Giani Renessi, Zorzi Golemi, Zorzi Busichi, Lecha Lusi, Andrea Bodea, Carlo Varibopi, Guma Bucura, Nicola Peta, Todaro Bacaro Recuni, Nicola Dorangriza, Zorzi Chiurchi, Gigni Laluca, Anargiro Gerbesi, Alessio Gambiera, Todaro Masi, Gigni Clossi, Nicolò Gambiera, Micha Grisumbula, Giorgio Masci, Calenzi Clossi, Alessio Materanga, Dima Calenzi, Nica Lopesi, Stefano Busi, Thomaso Lusi, Zuan Plessa, Dima Golemi, Zorzi Lusi, Zorzi Sarachini, Guma Lusi, Nicolò Lusi, Nicola Bacari, Poaolo Caparelo. 1

Stradioti a Corfù 1540

-Thurra Gerbesi, Chiurca Prifti, Nicola Dorosi, Gjoni Suli, Andrea Cortesi, Nicola Cortesi, Ianni Calenzi, Vreto Caparelli, Gigni Casnessi, Nicola Toschesi, Zuan Schiadà.2

Stradioti a Sibinico 1541

-Pietro Frassina, Dimitri Franga, Dimitri Bosichio, Todaro Frassina, Zuan Frenga, Luca Masarachi, Vreto Cuci, Antonio Comi, Nicola Clissirioti, Piero Condo, Mica Crapsi, Zorzi Brescia, Bardi Calenzi, Stamati Scura, Zuan Licuressi, Georgio Spatta, Nicola Spatta, Nicolò Sgura.3

Stradioti in Cefalonia 1541

-Dimitri Psari, Michaili Spilioti, Nicolò Paleologo, Georgio Schirioti, Gigni Barci, Luca Masaracchi, Pietro Schiadà, Zuan Plessia, Zuan Uniari, Stamati Frate, Vreto Bacari, Zuan Uniari, Gjoni Prifti, Arniti Prifti, Nicola Toccia, Lecca Toccia, Dima Suli Marco, Zorzi Panariti, Dima Manariti, Lecha Gangadi, Dimitri Tripoli, Pietro Cuccia, Dimitri Cucci, Lecha Barsi, Nicolò Bulgiasi, Pietro Calimà, Piero Darda4

Stradioti in Dalmazia 1540-1545

Vreto Bosichio, Alessio Grimani, Stamati Lusi, Dimitri Rali, Zuan Rensi, Zuan Barbati, Georgio Busichio, Nicolò Candreva, Alessio Gangali, Mercurio Capareli, Zuan Renesi, Zuan Clossi, Luca Calambressi, Andrea Petta, Pietro Cuzzi, Stefano Blumetta, Paolo Frasciva, Marco Bularo.5

Stradioti in Candia 1540

-Domenego Licuressi, Andrea Cursi, Vettor Busichio, Lazzaro Grimani, Paolo Osnato, Piero Busichio, Antonio Bacaro Stratioto, Hettor Renesi, Teodoro Nemojanni, Nicolò Renesi, Giani Golemi, Zorzi Bua, Paolo Dorangricchia, Domenego Murmuridia, Dimitri Cutuvali, Pietro Candreva, Piero Lopesi, Nicolò Clada, Andrea Potamiti, Dimitri Borsa, Dimitri Dorsa, Zuan Strusa, Paolo Criesio, Andrea Crisia.6

Stradioti in Malvasia 1538

-Marco Antonio Stratigi dell’isola di Thine, Leo Straticò, Dimitri Crisia, Antonio Sevasto, Costa Chelmi, Zuan Calimani, Piero Gangali, Teodoro Bacaro, Zorzi Lata, Andrea Chelmi, Andrea Plesia, Vettor Frati, Michele Lata, Progavo Bua, Andrea Chenegò, Dimitri Curbi, Michele Luci, Stamati Lusi, Tomaso Lusi capitano di cavalli, Vreto Franga, Andrea Canadeo, Nestor Frasino, Anargiro Matinò, Leon Stratego Paleologo, Zorzi Lata, Cavallari Dara, Tomaso Doriza, Zuan della Morea, Duca Picherni, Condo Chelmi.7

Dispacci della guerra di Morea, Volume VI°

Stradioti

Petrus Bua, Alexius Bua, Ginius Bua, Michaili Rali Magnus, Michaili Rali Drimi, Epifanio Clada, Corcondilas Clada, Peregrinus Caparelo, Peregrinus Bosichio, Comino Glava, Zorzi Busichio, Camusa Bua, Teodoro Bua, Mexa Busichi, Casnessi Climendi, Gjni Blessa, Marin Climendi, Jacopo Frasina, Martin Lopessi, Andrea Spataro, Mathio Flocha, Zuan Musachi.8
K.Sathas, Documents inèdits relatifs à l’histoire de la Grèce au Moyen Age. Tom. VI. J. Barbarigo, Dispacci della Guerra in Peloponneso ( 1465-1466). Paris 1880 – 1890.
K. Sathas op.c Vol 8
K. Sathas op.c. Vol.9
K. Sathas op.c vol.6
K. Sathas po.c. vol. 5
Coriolano Cippico, "Della guerra dei Veneziani nell'Asia ( 1470-1474) Venezia 1769 pag. 10
Marino Sanuto, F. Visentini 1901- I Diari di Marino Sanuto ( MCCCCXCVI-MDXXXIII) dall’autografo Marciano ital. Cl. Codd. CDXIX-CDLXXVII.

6 commenti:

  1. Articolo eccellente! Spero che questo altro articolo arriverà presto:
    "Dopo avere dissertato sulla presenza in età protomedievale di Albanesi in Grecia, a breve pubblicherò uno scritto riguardo il loro insediamento durante il Medio Evo in quasi tutte le regioni e isole dell’Ellade."
    Saluti!

    RispondiElimina
  2. I dashur mik Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro
    Emri shtratjot shfaqet që nga koha e Madhërisë së tij Leka 1,Ndryshe A-lekut të madh,i quajtur i ndritshmi (A lek sa ndriti).Gjithashtu Aleksandri i Madh quhet Shtratilarti sepse kishte krevat Perandorak shumë të lartë.Gjithë garda e tij shoqëruese quheshin shtrat jotë ,ose rrethi i njerëzve më afër shtratit, që ishte qendra e ushtrisë.Helenët e rinj duan ti bëjnë të gjitha të flasin në Helenisht (jo Greke,sepse nuk ka gjuhë Greke).Këta me të vërtetë janë injoranca e Greqisë,ku njerëzit e ditur nuk flasin sepse do të akuzoheshin për tradhëti nëse thonë të vërtetën .Jam dhe zotërues goxha i mirë i News Helenishtes dhe ta garantoj që të gjithë emrat me jot dhe jotis në Helenisht janë me origjinë nga gjuha Shqipe

    RispondiElimina
  3. Attraverso scrupolosi studi di carattere onomastico, però, viene evidenziato che la maggior parte di questi soldati a cavallo, oltre ad avere diretta origine dall’Albania, nello specifico da Durazzo e dalla Chimara, veniva reclutata, come sopra annotato, dai vari possedimenti veneziani disseminati nella Grecia meridionale, dove fin dal XIII secolo popolazioni provenienti dal sud dell’Albania si erano insediate dietro fervido incoraggiamento dei Paleologhi, despoti bizantini della Morea, regione ormai spopolata e poco difesa dalle incursioni militari straniere.....
    L'Arbërreshes cadde sopra il vecchio Arbërors autoctono, cioè che gli Arvaniti non sono immigrati nel paese chiamato Grecia,ma i veri, autoctoni, residenti di esso

    RispondiElimina
  4. Veramente, un articolo eccellente! Grazie!

    RispondiElimina
  5. Stupendo articolo IN ogni senso !! E' stato emozionante leggere cognomi che tuttora esistono a Piana, Schiadà, Cuccia,Dorangricchia, Prifti tradotto poi in Parrino, Petta, Plescia, Musacchia ecc

    RispondiElimina