giovedì 6 giugno 2013

La miniera salifera di Lungro di Camillo Vaccaro

 

La miniera salifera di Lungro

di Camillo Vaccaro

(1864-1955)


Tempo fa, prendendo occasione delle proteste dei consumatori italiani per lo scadente sale straniero acquistato Ministero, e sobbarcandoci ad un lavoro di ricerche fastidiosissimo, ci mettemmo in grado di pubblicare sul Corriere di Napoli e poi sulla Lotta di Cosenza, una serie di articoli intesi a richiamare l'attenzione del pubblico sulle condizioni fatte dal Governo alla Miniera salifera di Lungro.
Quegli articoli, non per meriti letterari che non avevano, ma per i dati ufficiali che venivano onestamente proponendo, richiamarono l' attenzione di molti deputati, di due ex ministri delle finanze, e, segnatamente, dell' onorevole Giunti -deputato del Collegio, - il qual si affrettò a fare, come riferirono i giornali, lunghe e caldissime raccomandazioni all'attuale Ministro delle finanze on. Carcano, durante la discussione del bilancio -6 maggio -al capitolo 157.
Da parte sua il comm. De Nava, Ispettore agl'Interni, venuto in Calabria per la nota Inchiesta, se ne impressionò pure, e, dopo visitata la salina, promise dl propugnare -come puntualmente praticò -presso l' on. Giolitti, il risollevamento delle sorti della povera miniera.

L'on. Carcano, intanto all'on. Giunti, rispondeva, come nel resoconto stenografico, nel modo seguente:

"CARCANO, (ministro delle Finanze). Io potrei limitarmi a rispondere al collega Giunti che molto volentieri accolgo la raccomandazione da lui rivoltami a favore della Salina di Lungro, ma voglio aggiungere qualche cosa di più per assicurarlo che il mio intendimento non è diverso dal suo. L'onorevole Giunti ha detto benissimo: "La Salina di Lungro produce ottimo sale, che è stato anche ieri elogiato dall'on. Branca; ma il prezzo di costo del sale stesso, specialmente per le spese di trasporto, è assai grande, e quindi è molto desiderabile che l'ostacolo derivante dalle difficoltà del trasporto, sia tolto di mezzo. Io posso bene assicurare l'on. Giunti che, anche nell'interesse dell'Amministrazione che mi onoro di dirigere, desidero al pari di lui che una via di comunicazione più facile si possa avere quanto prima, in modo che il trasporto dalla Salina di Lungro al mare possa farsi a prezzo conveniente. Raggiunta questa condizione diventerà allora facile soddisfare anche l'altro voto dell'on. Giunti: quello di dare maggiore sviluppo alla produzione del sale di Lungro.

L'onorevole Giunti ha anche osservato che nell'esercizio passato è stato importata dall'estero una quantità notevole di sale, e ha detto di essere desiderabile che invece lo si produca in casa nostra.

Anche qui condivido pienamente il suo desiderio. Io credo che l'Amministrazione abbia il dovere di fare in modo da emanciparsi dall'estero, anche per le provviste del sale...."

Dopo ciò l'on. Giolitti, da parte sua, avuti in mano i risultati della famosa inchiesta De Nava, si affrettava a domandare, nel luglio scorso, coi caratteri dell'urgenza, al Ministero delle Finanze, cinque provvedimenti per la Calabria Citeriore.

Primo fra di essi provvedimenti figurava quello relativo al maggiore sviluppo da imprimere alla Miniera lungrese.

Al leggere nei giornali tale notizia, per poco non si fecero in Lungro e dintorni le luminarie.

Ma purtroppo, la lunga promessa del passato, non trascorse sul nostro spirito ottimista di meridionali, senza lasciarci una buona mano di scetticismo moderatore.

Che avvenne?

L'on. Carcano, quello stesso che all'onor. Giunti aveva risposto nella maniera che sappiamo, - passandosi allegramente sui motivi di ordine pubblico e di giustizia distributiva che sostanziavano le richieste del Ministro dell'Interno - ritenne, in secondo tempo, comodo espediente il polemizzare: e diresse all'on. Giolitti, nel 21 agosto, una lettera nella quale, dopo molte distinzioni ed esclusioni e rettificazioni ed attenuazioni, discende bel bello alla confessione che per ora purtroppo non se ne può far nulla.

Infatti, stringi stringi, fatta ragione degli eufemismi bifidi, consigliati dal Talleyrand, non se ne cava che questo: che, cioè, s'è ordinata l'ammissione di altri 25 operai. Or questo aumento di personale non fu, almeno in gran parte, vero aumento perchè risponde al bisogno di completare periodicamente i quadri che la morte, la leva, la messa in pensione ecc. sguerniscono di continuo. Anzi, la sostituzione dei nuovi ammessi, a paga più magra, risolvesi per l'Amministrazione in una reale economia.

Tutto questo però non impedisce che il Ministro soggiunga, pienamente soddisfatto dello sforzo ipergeneroso: "Ho quindi motivo di ritenere, che, saputo ciò, quella popolazione cesserà dall'insistere nelle richieste".

Le quali richieste, che formano la conclusione del nostro studio, erano e sono le seguenti:

"1. Estrarre dalla Miniera 120 mila quintali di sale l'anno, cioè per ridurre coll'aumento dell'estrazione, il costo differenziale tra il sale di monte e il marino: e poter rispondere al fabbisogno integrale delle quattro provincie, attornianti lo stabilimento, di Calabria e Basilicata;

2. Allacciare la Salina alla stazione Spezzano-Castrovillari, mediante la costruzione di 18 chilometri di ferrovia. La qual cosa farebbe risparmiare tanto sui trasporti, da permettere in un primo tempo, l'ammortamento della spesa incontrata, e poi una notevole riduzione del costo del minerale;

3. Esporre il bellissimo e purissimo sale comune e il raffinato lungrese in tutte le rivendite italiane, fosse pure che, oltre il raggio delle quattro provincie normalmente provvigionate, si dovesse aumentargli di un soldo per chilogramma il prezzo della vendita;

4. Utilizzare con la distillazione l'enorme quantità di sali di sgombero."

Che risponde, a Camera chiusa, il Ministro?

Non tocca prudentemente di quella che fu la massima argomentazione nostra, del fatto cioè che le miniere tedesche dànno il sale a poco il sale a poco costo, perchè vi si fa l'estrazione annuale di fin 700 mila quintali; e se la sbriga dicendo che farà fare degli studi per vedere se sia possibile cavare più dei normali 70 mila quintali annui (1); salvo a soggiungere subito, in linea di sincerità incoerente, che, se il sale c'è - oh se c'è! - economicamente sarà sempre più conveniente mettere in circolazione il sale terroso di Cervia, o dell'Egitto, o ... l'acido fenico spagnuolo; e la convenienza per quei sali continuerebbe a sussistere anche dopo costruito il breve tronco della Miniera alla traversa Sibari-Cosenza; che per ora, in fine, non è a parlare dello stesso sfruttamento dei sali di sgombero perchè la soda e i concimi si vengono fabbricando - scoperta preziosa! - coi prodotti di altre saline.

Sono pure e semplici affermazioni, che pretendono di ave ragione su tutta una serie di deduzioni e induzioni, basate sui dati improvvidamente offerti dallo stesso direttore generale, comm. Sandri, nelle relazioni annuali.

Or noi, invece di ribattere accademicamente, crediamo utile fissare qualche osservazione d'indole generale.

A noi sarebbe parso più estetico e decente che il Governo, senza ragionamenti sottili, avesse, come altra volta, risposto di non rispondere, in Parlamento e fuori. Almeno così mostravasi meno palese la violenza che sull'animo del ministro operò la strapotenza dei burocratici subordinati. l'attesochè - rubiamo l'espressione ad un sociologo vivente - è un pleonasmo ridicolo, quando si ha il pugno fermo e bene armato. Le popolazioni meridionali, taglieggiate per un quarantennio dal Governo e spinte a costituirsi una patria nuova, meno rapace, nelle Pampas americane avrebbero - è vero - ben ragione di pretendere che il potere centrale guardasse una volta tanto, i loro istituti con un occhio che non che non fosse quello avido dell'Agente delle imposte. Ma il diritto - non siamo metafisici - è purtroppo la forza: ed esse popolazioni, disorganizzate ed incoscienti e sprovviste di una direttiva, non possano realizzare diritti, perchè non hanno ancora la forza.

Vorremmo un pò vedere lo stile delle epistole ministeriali, se la Calabria non fosse la Calabria. Vedreste allora come la versatilità ingegnosa dei Direttori Generali giustificherebbe le più inverosimili concessioni!

Sarà per un'altra volta.

Allora noi torneremo a martellare sulle nostre argomentazioni per niente infirmate; e, lo crediamo fermamente, la nostra modesta parola sarà più fortunata.

Ora non possiamo concludere che così.

Il programma di studi che la Direzione generale avrebbe mandato ai dirigenti locali per possibili ampliamenti, e innovazioni nella Miniera ci lascia perfettamente indifferenti. E non già per diffidenza molta o poca che noi possiamo nutrire verso il personale tecnico locale, cui professiamo - a parte equivoci e dissensi teorici - sincera stima.

Egli è che il Ministero, e vogliamo dire il Direttore Generale realmente non è disposto nè a innovare nè ad ampliare: e gli assaggi o non si faranno, o, quale che ne siano i risultati, non varranno a cavare dal buco nè un ragno, nè un quintale di più.

"Vutta che va 'n Calabria!... fin che la dura."


1) Insanamente scettici - non quasi nemmeno alla normalità di questi 70 mila quintali. Non perchè essi siano una concessione, giacché lo stesso Ministro s'incarica di riferirci che venti anni addietro, l'estrazione superava, in media, i 72 mila quintali, con un personale quasi doppio dell'attuale.

Mancano forse scuse all'Amministrazione per ridurre - oh le innovazioni! - il lavoro e il pane a questi operai?

Estratto da: Cronaca di Calabria n° 14 del 15 febbraio 1903

 

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