Giuseppe Serembe (1843-1891)
di Matteo Mandalà (Ordinario di Lingua e Letteratura Albanese all'Università di Palermo)
Giuseppe Serembe è universalmente considerato il poeta simbolo delle inquietudini romantiche rappresentate nella letteratura arbëreshe. La sua vita come le sue opere ancora oggi costituiscono oggetto di studio ed entrambe sembrano accumunate dal medesimo destino: l’una e le altre caotiche, dispersive e incostanti. Ricordo ancora con emozione il giorno in cui ebbi modo di sfogliare i manoscritti che si conservano presso l’Albansk Samling di Kopenhagen meritoriamente costituito da Giuseppe Gangale. Così come stimolante si rinnova il contatto con le lettere originali che Serembe inviò Giuseppe Schirò e che ho ritrovato nell’archivio privato del poeta di Piana. I rapporti tra i due furono brevi ma intensi, come documenta la parte pervenuta del loro epistolario e come testimoniò lo stesso Schirò nel suo giornale Arbri i rii, ricordando la visita che Serembe compì a Piana dei Greci. Di questo sodalizio tra poeti ci è pervenuto un altro documento, oggi custodito da un altro poeta, Giuseppe Schirò Di Maggio, che qualche anno fa lo ha pubblicato corredandolo con un’analisi testuale degna della migliore tradizione filologica. Schirò Di Maggio collazionando due varianti della poesia, ha evidenziato numerose differenze che comprovano interventi non autografi che hanno “profanato” i testi originali. Anche questo fatto depone a favore di una urgente e rigorosa edizione critica sull’esempio e sul modello dei tentativi finora compiuti da Domenico Cassiano, Giuseppe Gradilone e, soprattutto, da Vincenzo Belmonte. Parafrasando Belmonte, possiamo dire che la ricerca del Serembe "perduto" è destinata a continuare… confidiamo nelle iniziative degli studiosi più giovani !
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