di Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro
Muzio Pace |
Come molte famiglie Italo Albanesi anche quella dei Pace di
Ejanina dovette pagare con sofferenza il contributo dato alla causa
della libertà e dell’Unità d’Italia. La stessa fu un vero e proprio vivaio di
menti elette dedite al culto degli alti
ideali di civiltà e progresso, delle idee liberali e rivoluzionarie. Come,
qualche sera fa, una discendente diretta, la duchessa Valentina Dell’Aira, mi
annotò, essa fu una delle protagoniste della storia della Calabria Citra del XIX secolo.
Capostipite, riguardo il periodo risorgimentale, fu Muzio
Pace, nato ad Ejanina il 4 dicembre del 1797. Da Giovan Vincenzo ed Elena
Straticò di Lungro. Avviato, come tutti i figli delle famiglie agiate arbersh,
agli studi classici presso il Collegio Italo Albanese San Adriano di San
Demetrio Corone, successivamente si trasferì a Napoli dove conseguì la laurea
in legge. Ritiratosi nella sua Arberia, preferì, però, stabilirsi a
Castrovillari dove vi impiantò il più famoso studio legale del circondario. In
questa cittadina ebbe inizio la sua lunga e prolifica attività politica,
divenendo prima sindaco della stessa e, in seguito alla concessione dello
Statuto da parte di Ferdinando II, deputato. Il 27 settembre del 1823 prese in
sposa la duchessa Maria Baratta e da questa cristiana unione nacque Giuseppe,
di cui si farà trattazione a parte. Famoso rispettato , Muzio, partecipò a tutti i moti che
contraddistinsero l’800 calabrese, infatti lo troviamo protagonista ai moti del
’21 e cospiratore con gli arberesh Damis, Camodeca, Mauro, Mosciaro e altri, in gran parte di San Benedetto Ullano
e Cerzeto, a quelli del ’44 a Cosenza. In tale occasione, assieme all’altro
arberesh, Cesare Marini, fu avvocato di ufficio dei fratelli Bandiera che
assieme ad altri italo albanesi che furono fucilati nel Vallone di Rovito.
Durante i moti del ’48 egli che, come il Damis, godeva grande stima in tutto il
circondario della cittadina del Pollino, organizzò e stimolò la rivoluzione e
con i volontari Albanesi combattè, sfortunatamente, contro i Borboni. Nel 1860
divenne amico e fiduciario nella Calabria Citra di Garibaldi che egli ospitò durante
il suo passaggio a Castrovillari.In questa occasione – scrive Giuseppe Carlo
Siciliano – a dimostrazione del suo attaccamento alla causa della libertà e
dell’Unità dell’Italia, Garibaldi lo nominò presidente del Comitato
Insurrezionale di Castrovillari e governatore del Circondario. Ad Unità
compiuta fu eletto consigliere provinciale e quindi Deputato al Parlamento
Italiano.
Deluso dalle aspettative dell’Italia unita, ben presto, come
ogni buona e libera aquila albanese, abbracciò le idee anarchiche di Mikhail
Bakunin, che egli stesso ospitò quando il russo era ricercato dalle polizie di
mezza Europa.
Mantenne per l’intero corso della sua vita i legami con la
gente della sua etnia e stretta l’amicizia con Gerolamo De Rada, Domenico Damis
e Domenico Mauro, con il quale condivideva la grande passione per Dante
Alighieri. Morì a Castrovillari nel 1861.
Foto: Valentina Dell’Aira Archivio privato.
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