domenica 19 maggio 2013

Dialetti Albanesi di G. Petrotta a cura di Matteo Mandalà


Dialetti Albanesi


Di Gaetano Petrotta

A cura di Matteo Mandalà

Albanologo Università di Palermo

GAETANO PETROTTA (1882-1952). Formatosi presso il Seminario greco-albanese di Palermo, dove compì i suoi primi passi nel campo dell'albanologia, papas Gaetano Petrotta si conquistò giovanissimo la fama di esperto conoscitore della lingua e della cultura albanesi, rivelando una particolare propensione verso gli studi storici della letteratura panalbanese e verso le connesse discipline filologiche. Tra i più convinti e tenaci sostenitori dell'albanesità in Sicilia, svolse un importante ruolo di animatore e di organizzatore delle attività culturali in seno alla costituenda Eparchia di Piana degli Albanesi eletta con decreto pontificio nel 1937, prima coadiuvando, come redattore, la rivista domenicale Fjala e t'Inzoti fondata da mons. Paolo Schirò e poi fondando la Rivista italo-albanese, che diresse insieme al fratello Rosolino, riscuotendo un plauso di approvazione da tutti i circoli culturali arbëreshë. Negli anni a cavaliere tra i secoli XIX e il XX, papas Gaetano Petrotta, avviò una serrata analisi filologica dei più antichi monumenti della lingua albanese, intervenendo con acuto e polemico atteggiamento critico sul dibattito allora in corso. Celebri rimangono il suo studio, A proposito di un catechismo albanese curato dal prof. Marchianò, nel quale delineava criteri filologici importanti che ancora oggi costituiscono la parte più consistente di questa disciplina applicata all'albanologia, e le sue approfondite analisi condotte sul celebre Messale di Gjon Buzuku (1555). Tra gli anni 1933 e 1934, papas Tani ricevette l'incarico di tenere corsi di Lingua e Letteratura albanese presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Palermo, incarico che egli mantenne sino alla morte. Le sue più importanti opere scientifiche vanno dall'insostituibile Popolo, lingua e letteratura albanese allo Svolgimento storico della letteratura albanese, dalla lunga teoria di contributi critici sparsi in numerosi e rinomati giornali specializzati dell'epoca alle decisive sintesi critico-biografiche dei più importanti letterati albanesi apparse nel contesto dell'imponente antologia letteraria pubblicata in Albania col titolo di Shkrimtarët Shqiptarë. Proprio nei riguardi dell'Albania, inserendosi nel solco dei rapporti italo-albanesi, papas Tani dedicò una parte cospicua della sua attività pastorale ed ecumenica, nonché scientifica e culturale. Grazie al suo impegno fu realizzata la lunga e prestigiosa serie di incontri ecumenici noti col nome di Settimane Orientali, vere e proprie traits d'unions tra l'Occidente e l'Oriente Cristiano, al cui epicentro furono poste le comunità albanesi d'ltalia nella loro duplice qualità di isole spirituali dell'antica e mai sopita spiritualità greco-bizantina e di comunità fedeli al cattolicesimo romano.
 


 Dialetti Albanesi

All’unità etnica corrisponde una più evidente unità linguistica albanese. La separazione dialettale della lingua albanese si deve ritenere un fenomeno relativamente recente se, tra l’odierno ghego e il tosco degli Italo Albanesi, esistono fenomeni grammaticali concordanti che non si riscontrano più tra i due dialetti parlati in Albania.

A rafforzare l’opinione della recenziorità della separazione dialettale ha contribuito molto la conoscenza del libro di D. Gjon Buzuku ( 1555), il quale scrive in dialetto ghego settentrionale del secolo XVI in cui visse. Ora i diversi punti concordanti tra la fonetica e la morfologia del Buzuku con i fenomeni corrispondenti della fonetica e della morfologia del dialetto tosco antico delle Colonie degli albanesi d’Italia, provano che ancora nel secolo XVI i dialetti albanesi non erano così distinti fra di loro come si sono andati distinguendo da quel secolo fino ad oggi.

Anche il Maillet ammette che l’albanese per la ristrettezza dell’area in cui si parla è rappresentato soltanto da un ristretto numero di varietà dialettali << che sono sensibilmente distinte fra di loro,  sebbene le rassomiglianze tra queste parlate locali siano ancora assai grandi e tutti gli individui che parlano albanese possono con poco sforzo intendersi bene fra di loro>>.

La lingua albanese dunque si distingue nei due dialetti principali ghego e tosco, parlati rispettivamente nel nord e nel sud della regione. Si può fare una suddivisione in sottodialetti che presso a poco corrispondono per il ghego alle parlate di Scutari e della Malissia, e più a sud alle parlate di Durazzo, Tirana, Elbassan, e verso il nord-est alle parlate dei distretti di Cossovo e di Dibra.

Sottodialetti interessante del tosco sono le parlate della Laberia e della Cameria in cui si riscontrano tracce di fenomeni fonetici e morfologici propri del ghego. Varietà dialettali del tosco si devono considerare le forme antiche del tosco degli Albanesi d’Italia e di Grecia.

Non è possibile tracciare una linea di demarcazione netta fra i due dialetti e tanto meno fra i sottodialetti della lingua albanese, poiché la differenziazione avviene, com’è naturale, con una gradazione quasi insensibile nei loro punti di contatto e sensibilissima negli estremi confini del loro dominio.

I due dialetti  principali infatti, fondendosi quasi in unica parlata nel centro dell’Albania, vanno, man mano che si allontanano dal centro, sempre più distinguendosi, formando una profonda separazione dialettale nei due limiti estremi della comunità linguistica e costituendo nella graduale differenziazione  sottodialetti, che tengono le caratteristiche fondamentali dell’uno o dell’altro dei dialetti principali a cui sono più vicini.

<< Dei dialetti parlati oggi nell’Albania propriamente detta – scriveva G.Meyer (1887) -  si suol fare la doppia distinzione di albanese del nord, o ghego, di albanese del sud o tosco; seguono il corso del fiume Shkumbini, che segna tra loro una linea di divisione. Questo è vero in gran parte, se però non si dimentichi che nei paesi del confine i due dialetti si vanno insensibilmente confondendo l’uno con l’altro. I recenti tentativi di procurare una specie di lingua letteraria, hanno avuto per punto di partenza questo dialetto centrale >>.

Lo studio dei dialetti è importante in ogni lingua sotto ogni punto di vista come contributo necessario agli studi linguistici e allo sviluppo della stessa lingua.

Perché infatti una lingua possa essere studiata scientificamente e se ne possa scrivere la grammatica generale e se ne possa arricchire il patrimonio lessicale è necessario che sia conosciuta nei suoi vari dialetti.

La dialettologia albanese non è soltanto un’esigenza scientifica ma, a parer nostro, è una necessità pratica e urgente: la lingua albanese non avendo un dialetto che prevalga sugli altri per essere scelto senz’altro come dialetto comune, ha bisogno di essere conosciuta in tutti i suoi dialetti per poter rilevarne gli elementi  comuni e poter mettere in valore il tesoro lessicale raccogliendolo come fiore da fiore dalle diverse parlate di tutta l’Albania e delle Colonie.

 

Estratto da: Studi di storia della letteratura albanese.

 Svolgimento storico della cultura e della letteratura albanese G: Petrotta a cura di Matteo Mandalà, A.C. Mirror Palermo 2003.
Biografia tratta da www.pianalbanesi.it

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