Gaetano Petrotta
Studi di Letteratura
Albanese
a cura di Matteo
Mandalà
Ordinario di Lingua e
Letteratura Albanese
Università di Palermo
La lingua Albanese
La lingua Albanese, oltre che in Albania, è parlata dai forti
nuclei di Albanesi assegnati alla Jugoslavia a nord e alla Grecia a sud dalle
Commissioni per la delimitazione dei confini del nuovo stato.
Conservano in gran parte la lingua originaria gli italo
albanesi che vivono nei numerosi comuni sorti nell’Italia meridionale e nella
Sicilia dopo la caduta dell’Albania sotto il dominio turco e i molti Albanesi
che passarono in Grecia e nelle sue isole prima e dopo l’invasione ottomana.
Colonie fiorenti di Albanesi vivono in Romania, in Bulgaria,
in Turchia, in Russia, in Egitto, nell’America del Nord.
Gli Albanesi che vivono fuori oltrepassano il numero di
quelli che abitano entro i confini dello Stato Albanese. Essi nutrono un vivo
attaccamento verso la madre patria e sono la dimostrazione più evidente della
tenace resistenza della stirpe alla forza assimilatrice delle altre lingue più
evolute e più forti dell’Albanese, come specialmente la lingua italiana e la
lingua greca.
<< Ciò che agli
occhi nostri – scriveva D. Comparetti (1863) – più d ogni altra cosa qualifica
il popolo albanese è la lingua da esso parlata. Questa conservandosi
mirabilmente, ad onta delle cause forti e molteplici che si opponevano alla sua
esistenza, ha impedito che quel popolo si perdesse, come di molti avvenne,
andando a confondersi nel seno di altri popoli prevalenti su di lui. E’ l’Albania
un altro esempio della lingua considerata come un potente elemento conservatore
di nazionalità, anche allora quando le nazioni, politicamente considerate,
abbiano perduto la loro unità e la loro indipendenza.>>
Se la Nazione Albanese dopo tanti secoli di smarrimenti
politici e di dispersioni etniche può oggi costituire uno stato, ciò è dovuto
principalmente alla conservazione della lingua.
Fa meraviglia pertanto
come il grande glottologo francese A. Meillet, studiando l’interessante
fenomeno linguistico ed etnico albanese, per via di ragionamenti in verità
assai speciosi, venisse a conclusioni così strane da affermare che la
sopravvivenza della lingua non giustificava la creazione artificiosa di uno stato
albanese. Era questo l’eco delle interessate vivaci polemiche che venivano
alimentate da politicanti slavi e greci e dai loro non meno interessati tutori,
al tempo delle agitate discussioni internazionali circa la costituzione dello
stato albanese.
Fu detto e ripetuto in quegli anni che, l’Albania , senza una
lingua, senza una letteratura, non poteva mai divenire un organismo politico
vivo e vitale in mezzo agli altri stati balcanici e che perciò sarebbe stato
saggio consiglio spartirne il territorio fra slavi e greci, che naturalmente
avrebbero allargato il loro dominio nell’Adriatico per comodo delle grandi
potenze che ne favorivano l’espansione a tutto danno dell’Italia.
Così da una questione puramente linguistica si passava per le
cessate mene internazionali, a una questione grave di politica, quale era
quella riguardante la sistemazione e l’equilibrio dell’Adriatico, mare prima di
tutto italiano e albanese.
Di modo che, come osserva il Baldacci, secondo i vari punti
di vista politici, << la lingua albanese o shqip, che taluni sostengono
essere un idioma povero e semplice e poco formato specialmente nei verbi, è al
contrario, per altri un linguaggio a espressioni vigorose… e tutt’altro sprovvisto di
cultura>>.
Ma nella grande diversità di opinioni nell’avvicinare la
lingua albanese ora alla greca, ora alla latina, ora alla slava, ora alla
romena, per il forte miscuglio straniero che è facile scorgervi, nessuno,
credo, che non sia affatto ignorante di linguistica, può ormai negarne
l’assoluta indipendenza da ogni altra lingua per i suoi distinti caratteri
fonetici, morfologici e anche sintattici e lessicali.
Né l’affermazione del Meyer che essa poco mancò non
diventasse lingua romanza si deve intendere nel senso che la lingua albanese
abbia perduto la sua fisionomia per assumere quella di vera e propria e propria
lingua romanza.
Certamente l’influsso latino nella lingua albanese è stato
assai forte, è questa lingua – scrive il Baldacci – è così ricca di vocaboli latini che i romanisti sono costretti, nei
loro studi sul latino volgare, di tenerne conto come una lingua romanza.”
Ma questo fatto è il più sicuro indice dei rapporti politici culturali
dell’Albania con Roma la quale, se impresse profonde tracce anche sulla lingua,
non potè ridurla alle condizioni di una lingua romanza, come non assimilò quel popolo
al punto da farne etnicamente un gruppo neolatino, pur avendone permeata la
vita di un potente influsso di civiltà latina che non può sfuggire all’occhio
indagatore dei fenomeni etnografici dei Balcani.
Il Meillet, a proposito del patrimonio lessicale
dell’albanese, diceva che” maggior parte
del vocabolario di questa lingua si compone di parole tolte in prestito dal
latino, dal greco, dal turco dallo slavo e dall’italiano”, volendo con
questa sua constatazione diminuirne l’importanza nei riflessi politici.
Prendendo in esame questa affermazione del Meillet e riferendosi opportunamente
al vocabolario etimologico del Meyer, il quale dopo, riesaminando molte
etimologie romanze o slave, modificò le sue opinioni sul riguardo, il prof.
Tagliavini , confessando che << che l’elemento latino dell’albanese, era stato sopra valutato dagli studiosi del
secolo scorso ( Meyer), e ammettendo che << specialmente gli etimi latini
hanno ceduto, in seguito a più profonde analisi, a etimi indoeuropei>>,
osserva che << tutto sommato, non si può dire che l’elemento autoctono
dell’albanese sia inferiore a quello di altre lingue indoeuropee che hanno nel
corso dei secoli subìto forti influssi esterni, come l’armeno o, se vogliamo,
anche l’inglese>>.
Del resto, conchiude sull’argomento il prof. Tagliavini,
<< per determinare il carattere di una lingua non serve tanto il lessico
quanto la struttura grammaticale; l’inglese non cessa di essere una lingua
germanica, anche se la maggior parte del suo tesoro lessicale è di origine neolatina;
le parole poi non possono essere considerate tutte sullo stesso piano, perché
molto conta la loro frequenza e la loro diffusione. Noi constatiamo così che la
maggior parte delle parole fondamentali della lingua albanese, risalgono
all’indoeuropeo; altre sono antichi prestiti del latino. Nel corso dei secoli,
l’albanese, venuto a contatto con le
lingue slave finitime, col neo greco, col turco, ha assunto da queste lingue
parecchie voci di cui non sarebbe obiettivo non riconoscerne l’importanza; ma ha
mutuato altresì, fino da epoca molto antica, parecchie e importanti voci
italiane specialmente venete >>.
La lingua albanese è dunque un membro indipendente del gruppo
orientale delle lingue indoeuropee. Ma non tutti i glottologi sono ugualmente
concordi nel definire di quale lingua antica sia la continuazione. Alcuni
ritengono l’albanese la moderna fase dell’illirico, altri affermano essere
l’albanese il continuatore del dialetto tracio.
Ora << allo stato dei fatti odierni, è d’uopo ritenere che non solo l’illirico
rappresenta la base indoeuropea dell’albanese, ma una lingua illirio – trace o,
più probabilmente, un dialetto trace illirizzato. Così spiegano anche le
coincidenze sintattiche e fonetiche che si chiamano balcaniche. (
Tagliavini)>>.
Grande è l’importanza della lingua albanese o che si
consideri soltanto come un ramo indipendente delle lingue indoeuropee o si
prenda come punto di partenza per tentare di svelare il mistero tracio illirico
o se si voglia studiare come ausilio per le ricerche storiche folcloristiche comparative
balcaniche. Assai maggiore è la sua importanza per la linguistica e la
filologia balcanica, cioè per gli studi comparativi col greco, col rumeno, con
lo slavo, con l’albanese ha in comune notevoli ed evidenti fenomeni fonetici,
morfologici e sintattici. La lingua albanese, inoltre, si deve considerare,
come è stato osservato, come preziosa
fonte per le indagini intorno alla diffusione, al trattamento, allo sviluppo
del latino balcanico. Ma nelle ricerche etnografiche e linguistiche intorno
alla lingua albanese, che tanti enigmi presenta ai più attenti indagatori
balcanisti e indoeuropeisti, credo non siano da trascurare i rapporti col greco
anche antico, poiché << il greco
in tutti i periodi della sua storia ha stretti legami con la lingua albanese e
oggi non si può avere nessun dubbio che, fin dalle epoche più remote il greco
ha esercitato la sua influenza sulla lingua albanese, ciò che negava il Meyer (
Jokl) >>; e credo che non sia da
trascurare l’elemento etnico e linguistico che,
irriducibile all’indoeuropeo, potrebbe riferirsi al fondo comune
mediterraneo o pre-indoeuropeo, anteriore naturalmente alla fase tracio –
illirica nei Balcani e nel bacino dell’Adriatico.
Estratto da Studi della
letteratura albanese, Svolgimento della Cultura e della Letteratura Albanese di
Gaetano Petrotta, a cura di Matteo Mandalà ( pagg. 13 – 15 ) Palermo 2003.
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