RELAZIONI FRA GEROLAMO DE RADA E SPEZZANO
ALBANESE
di Francesco Marchianò
Quando si parla del XIX sec. sotto
l’aspetto prettamente culturale, in Spezzano Albanese, non si può non ignorare
la figura predominante di Giuseppe Angelo Nociti (1832-1899), uomo molto colto
che si è interessato di lettere e di scienze creando molte opere manoscritte
che, purtroppo, per la maggior parte sono andate perse o fanno bella ed inutile
mostra in librerie di famiglia o giacciono ignorati in cassetti di famiglie che
non si rendono conto del loro valore.1
Circa G.A.
Nociti bisogna dire che egli, inizialmente, considerava la lingua albanese un
idioma barbaro che non si prestava alla redazione di componimenti di genere
classico. Fortunatamente poi cambiò opinione redigendo un vocabolario della
lingua albanese di circa 16mila lemmi tratti dalla parlata spezzanese e creando
una vasta produzione di scritti in lingua arbëreshe ed italiana che lo stanno
facendo entrare a pieno titolo nel novero della letteratura
panalbanese.2
La sua sete
di sapere lo mise in contatto con i vari esponenti della cultura calabrese,
italiana, estera ed albanese dell’epoca, fra questi ultimi citiamo il patriota
Domenico Mauro, col quale condivideva gli studi danteschi, e il vate di Macchia
Albanese, Gerolamo De Rada (1814-1903).3
Di certo
sappiamo che lo scambio epistolare De Rada-Nociti avviene attorno e dopo il
1860, cioè nella piena maturità dell’intellettuale spezzanese che, in quel
periodo, sembra fosse sindaco del paese.
Ma è errato
pensare che il Nociti fosse l’unico interlocutore spezzanese del De Rada anche
perché quando questi cominciò la propria attività letteraria il Nociti era un
adolescente. Inoltre da alcune lettere inviategli dal De Rada, nel periodo
1860-’67, questi nomina, come amici e collaboratori di vecchia data,
Magnocavallo e più volte Francesco Candreva.4
Mentre
operavo la traduzione dall’albanese di un interessante saggio del Prof. Ahmet
Kondo è stato confermato quindi che, precedentemente al Nociti, il De Rada aveva
avuto stretti rapporti epistolari con Francesco Candreva. 5
L’autore,
riferendosi ai “Canti storici albanesi di Serafina Thopia” (1842),
scrive: «Questo poema apparve in circolazione poco tempo dopo i “Canti di
Milosao” e venne ben valutato come un’altra opera di De Rada che contribuiva a
tenere viva la tradizione degli Albanesi in terra straniera. Molte sono le
lettere inviategli in quegli anni da noti compagni ed amici arbëreshë come
Francesco Ferrari di Castrovillari, Giovanni E. Bidera da Napoli, Antonio Pace
da Potenza, Nicola Jeno de’ Coronei da Matera, Raffaele Ambrogio da Firmo,
Francesco Candreva da Spezzano Albanese, Demetrio Chiodi (dal carcere), Angelo
Marchianò, Raffaele Lopes, Cesare Marini, Domenico Mauro, Achille Parapugna da
Frascineto, i fratelli Petrassi ecc… Essi vedevano De Rada come colui che
contribuiva molto alla conservazione della cultura spirituale arbëreshe e allo
studio della propria lingua».6
Ma il Candreva non si limita solo a inviare lettere di compiacimento all’instancabile De Rada anzi, addirittura, si cimenta ad operare un’ardua traduzione dei “Canti di Milosao”(1836), ma della quale, purtroppo, non rimane traccia alcuna.
Il Kondo
infatti prosegue: «Si deve evidenziare che il “Milosao” non perse il valore
originario anche nella traduzione dall’albanese all’italiano come anche le altre
creazioni uscite dalle mani del Poeta. Il letterato arbëresh Francesco Candreva
si rallegrerà quando il De Rada lo ringrazia per la buona traduzione dei “Canti
di Milosao”. “Mentre io – rispose Francesco Candreva – vi esprimo il
ringraziamento dovuto per la vostra nobile approvazione” ».7
Quindi si
apprende così che traduttore del De Rada non fu solo il noto glottologo Prof.
Michele Marchianò (1860-1921) ma anche il nostro poco noto compaesano Francesco
Candreva, che forse non ebbe i mezzi finanziari per pubblicare la traduzione e
sulla cui figura ed opera cercheremo di avviare subito approfondite
ricerche.
Spezzano
Albanese era allora, come oggi, un importante crocevia economico e culturale
grazie alla nuova Strada Consolare delle Calabrie (oggi S.S.19) che lo fece
diventare anche un centro particolarmente strategico durante la Rivoluzione del
1848 quando era il luogo di convergenza delle truppe rivoluzionarie della
provincia di Cosenza.
Nel giugno di quell’anno si trovava nel
nostro paese anche il monaco Francesco Antonio Santori (1819-1894), primo
drammaturgo arbëresh di S. Caterina Albanese.
Questi non
solo informò De Rada sul campo di battaglia di Spezzano Albanese ma gli inviò
anche il manoscritto “La novella calabrese” chiedendo per se tutte le
future copie pubblicate nella rivista deradiana “L’albanese
d’Italia”.8
Ritornando al
Nociti, questi mantenne intimi rapporti epistolari con il Vate nonostante
Giuseppe Schirò (1865-1927) sostenga che il primo non apprezzò molto l’ opera
deradiana.9
Gli scambi
epistolari fra il De Rada e gli altri intellettuali arbëreshë prepararono la
strada ai futuri congressi e comitati, ai quali parteciparono anche giovani
spezzanesi, che accesero la miccia del Congresso di Monastir (1908), per
l’unificazione dell’alfabeto, e per l’indipendenza dell’Albania, avvenuta nel
1912.10
1 La Biblioteca “G.A.
Nociti” del Bashkim Kulturor Arbëresh di Spezzano Albanese possiede i contributi
e le pubblicazioni di G. Laviola, I. C. Fortino, Giuseppe Acquafredda e
Francesco Marchianò. Del Nociti, e di altri autori arbëreshë, si sta
interessando il Prof. Jup Kastrati dell’Università di Tirana.
2 L’affermazione è contenuta nel “Diario del 1898” del
Nociti.
3 Di Domenico Mauro il
B.K.A. possiede il volume “Concetto e forma della Divina Commedia” con a
margine le note critiche autografe del Nociti.
4 Francesco Candreva : forse
compagno di studi del De Rada, fu medico e sindaco negli anni 1840-’47. Durante
il suo mandato fece costruire la strada che congiunge le chiese di S. Pietro e
S. M. di Costantinopoli. Partecipò alla Rivoluzione del 1848, ragion per cui fu
perseguitato e destituito dall’incarico. Nel 1860 è nella Guardia Nazionale
comandata da G. A. Nociti.
5 Ahmet Kondo: “Aspekte
të lëvizjes kombëtare”, Shtëpia botuese “8 Nëntori”, Tiranë, 1988. E’ un
libro di pregio in cui, però, l’autore omette le date delle lettere non
permettendo così una ricostruzione cronologica del carteggio De
Rada-Candreva.
6 Ibidem, pag. 13 e 14.
7 ibid., pag. 32.
8 ibid., pag. 41.
9 Giuseppe Schirò: “Della lingua albanese e della sua
letteratura anche in rapporto alle Colonie Albanesi d’Italia”, Napoli,
1918.
10 Ai vari congressi e
comitati Pro Albania parteciparono gli spezzanesi: lo storico Avv. Ferdinando
Cassiani, il Dott. Agostino Ribecco, Salvatore Nociti, il medico Dott. Francesco
Nociti… A tale proposito si consiglia di leggere l’ottimo saggio di Giovanni
Laviola: “Società, comitati e congressi italo-albanesi dal 1895 al 1904”,
Editore Pellegrini, Cosenza, 1974.
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