giovedì 14 ottobre 2021

La tratta degli schiavi albanesi dal XIII secolo alla fine del XIV in Italia e nel bacino del Mediterraneo

 La tratta degli schiavi albanesi dal XIII secolo alla fine del XIV in Italia e nel bacino del Mediterraneo




 Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro

Un aspetto molto importante e poco discusso dagli storici, è quello della tratta degli schiavi albanesi dal XIII secolo alla fine del XIV secolo in Italia e nel bacino del Mediterraneo europeo. Alla disgregazione politica dei Balcani, pesante eredità tardo bizantina, un altro fenomeno si incubò, incrementandosi, nella problematica delle migrazioni ed è quella della tratta degli schiavi, albanesi valachi, armeni ed altri, che tradotti, ora da pirati, ora da turchi, nei possedimenti delle potenze occidentali sul Mar Egeo e del Mar Nero, in seguito divenivano oggetto di compravendita nelle varie città italiane ed in particolare a Venezia e a Genova. Le caratteristiche particolari della tratta schiavistica articolata nelle due città italiane, hanno conosciuto una maggiore attenzione da parte degli studiosi e conseguentemente una più cospicua fortuna storiografica. Questi centri urbani erano tra i più popolati del Continente, con strutture portuali e vocate economicamente al commercio internazionale, queste due potenze marittime potevano, inoltre, disporre di forti e agguerrite colonie mercantili, come sopracitato, nei bacini del Mar Egeo e del Mar Nero: nelle località di Chio, Pera, Caffa, Tana e Famagosta, dove i veneziani intrapresero a negoziare schiavi dalla seconda metà del XIII secolo.1
La presenza di schiavi albanesi in Genova nel tardo medioevo è legata per grande parte alle vicende politiche e militari dell'antico Epiro. La caduta in mano turca, il 29 marzo 1430, di Tessalonica -principale emporio del commercio veneziano nel Levante e baluardo della potenza marittima di Venezia- costituì il presupposto per l'invasione dell'Epiro, alla quale il sultano destine uno dei suoi generali: forse, a quanto si dice, Sinan Beg. La città di Giannina si arrese spontaneamente agli Ottomani, i quali estesero di qui le loro scorrerie anche nella parte più settentrionale dell'Albania.2
Le vicende politico-militari dell'Albania si riflettono nella diversa presenza in Genova di schiavi albanesi (o piuttosto di schiave). Come ha sottolineato Domenico Gioffrè, per tutto il periodo dal 1400 al 1450 i documenti notarili genovesi ci hanno conservato soltanto poche notizie, che rimangono tali fino al 1475 e vanno aumentando nell'ultimo venticinquennio del secolo.3  
L'occupazione turca dell'Albania dopo la morte di Scanderbeg e le sempre crescenti difficoltà nel reperimento e soprattutto nel trasporto degli schiavi dall'area del Mar Nero alimentarono un certo flusso nella tratta degli schiavi albanesi, che si mostra in aperta ascesa fra il 1475 e la fine del secolo. La caduta di Caffa nel 1475 precluse infatti pressoché totalmente a Genova il commercio schiavistico nel Mar Nero, donde il maggior rilievo assunto dal traffico di schiavi di altra origine, fra i quali vanno annoverati quelli di origine balcanica: bulgari, serbi, bosniaci, greci..., ed anche albanesi.4  
La conquista turca dell'Albania e la caduta dell'area del Mar Nero in potere ottomano resero più agibile la tratta degli schiavi albanesi, dal momento che quasi tutto l'Est balcanico passò sotto il dominio della Sublime Porta.5  
La presenza di schiavi albanesi in Genova propone in sostanza alcuni elementi caratterizzanti, che la rendono particolarmente notevole. Si tratta di persone che godono di una certa particolare qualità per la loro stessa origine etnica e che sono genericamente considerate come appartenenti alla cristianità. Il loro scarso numero, rispetto ad altre donne, è appunto conseguente a queste specifiche caratteristiche, per cui il commercio di schiavi albanesi, anche dopo la scomparsa di Scanderbeg e la caduta della massima parte dell'Albania in mano turca, risultava aleatorio, tanto più che le coste dell'Epiro, essendo soggette alla presenza ed autorità di Venezia, rendevano gli albanesi partecipi della cristianità occidentale. Nel contempo tuttavia non bisogna dimenticare che la stessa Sublime Porta fece spazio agli Albanesi passati all'Islam, portandoli talvolta alle maggiori cariche dello Stato.6
La tratta degli schiavi operata dai genovesi, importatori da Chio dove signoreggiavano, ebbe inizio, secondo i documenti reperiti dal Gioffrè dal 1419 proseguendo per tutto il secolo. Generalmente molti in pochi anni si guadagnarono la libertà per opera dei “sindicatori” anche per la loro appartenenza alla religione cristiana, cattolica e ortodossa.7
Riguardo la tratta schiavistica, strutturata nell’Italia centro settentrionale, emergono, inoltre degli aspetti particolari molto importanti: la presenza degli schiavi era, se non del tutto, femminile e gli acquirenti, l’èlite del tessuto urbano, si mostrarono più disposti ad investire su adolescenti e bambine con lo scopo di destinarle al servizio domestico. In Venezia e Genova, infatti, era rarissimo l’impiego di manodopera schiavistica nei lavori di artigiano e in quelli agricoli, mentre frequente era l’utilizzo di schiave come balie e nutrici.8


note:
 1 (Per una ricerca più approfondita: S. Tognetti, Note sul commercio di schiavi neri nella Firenze del Quattrocento in Nuova Rivista Storica anno LXXXVI 2002 Società Editrice Dante Alighieri Firenze. pp.1-2. – Ch. Verlinden, Le recrument des esclaves à Venise aux XIV et XV siécle, “ Bullettin de l’Insitute Belge de Rome” XXXIX 1968. pp. 83 -202. – D. Gioffrè . Il mercato di schiavi a Genova nel secolo XV, Collana Storica di Fonti e Studi diretta da Geo Pistarino, 11, Genova 1971. P. 22-23.
2Laura BALLETTO, Schiavi albanesi a Genova nel XV secolo in: ΟΙ ΑΛΒΑΝΟΙ ΣΤΟ ΜΕΣΑΙΩΝΑ, National Hellenic Research Foundation Institute for Byzantine. Research International Symposium 5 the Mediaeval Albanians. Athens 1998. Pag. 325-F. BABINGER, Maometto il Conquistatore e il suo tempo, Torino 1967, 8-9.
3 (D. GIOFFRÈ, Il mercato degli schiavi a Genova nel secolo XV, Collana Storica di Fonti e Studi diretta da Geo Pistarino, 11, Genova 1971, 48. - Laura BALLETTO, Schiavi albanesi a Genova nel XV secolo in: ΟΙ ΑΛΒΑΝΟΙ ΣΤΟ ΜΕΣΑΙΩΝΑ, National Hellenic Research Foundation Institute for Byzantine. Research International Symposium 5 the Mediaeval Albanians. Athens 1998. Pag. 326
4 Laura BALLETTO, cit.,. Pag. 327
aura BALLETTO, cit.,. Pag, 331
6 Laura BALLETTO, cit.,. Pag. 348.
7 D. Gioffrè o.c. pag. 78
8 S. Tognetti, Note sul commercio di schiavi neri nella Firenze del Quattrocento in Nuova Rivista Storica anno LXXXVI 2002 Società Editrice Dante Alighieri Firenze. pp.363.
Foto: eventidimenticati.it

 







2 commenti:

  1. Erano tanto schiavi che Venezia a memoria, ha una stada dove sbarcavano e, un quartiere dove residevano e lavoravano.

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  2. Albanesi hanno aperto la prima scuola a Venezia, prima di serenissima. E la Venezia grazie lì Albanesi di Scutari esiste tuttora la Venezia

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