di Vincenzino Ducas Angeli Vaccaro
L’erudizione libresca è
un male che viene iniettato per la produzione del falso ed affannata è la sua
stessa esistenza. Essa ebbe un ruolo esplicativo di primaria importanza tra il
XVI e il XVII, secolo soprattutto negli ambienti ecclesiastici e tra i membri
degli ordini religiosi, che non poco influirono nelle distorsioni della cultura
italiana. L’erudizione libresca imposta può essere paragonata,
incontrovertibilmente, alla funzione che un regime statuale oggi, attraverso i
media, ingiunge, sotto forma di angheria e con metodi truffaldini la propria
stabilità. Tutto questo è da considerare come un peccato dogmatico, fondato su
uno o più principii dati come veri e inconfutabili, indipendentemente dalla
loro verifica nella realtà e nei fatti, determinanti una precaria comprensione
della elementare concezione del termine “Democrazia.” Fin dalla tenera età
fummo educati al mito di Garibaldi, dei Mille e del Re Galantuomo..guai a chi
scriveva in minuscolo riferendosi a tali personaggi, in seguito qualcosa
decisamente cambiò. Con l’irredentismo italico emerse un Vate, che per lunghi
anni sbeffeggiò il “duce:” Gabriele D’Annunzio il pescarese, considerato, dopo
Dante, il maggior poeta. Morì il primo marzo del 1938 e dopo sei mesi Mussolini
a Trieste annunciò che avrebbe introdotto le leggi razziali...perchè dopo la
sua morte? I partigiani se lo sono mai chiesto o la risposta fu data
direttamente da Mosca? Come mori D’Annunzio? Gli intellettuali dal color ormai
rosato sanno rispondere al quesito? NO! Perché quegli intellettuali rossi ed
oggi rosati non sapevano dell’odio che nutriva il Vate per il razzismo, in
quanto mai hanno letto le sue Opere d’Arte e perché mai hanno cercato di distinguere
l’estetismo dal decadentismo e quest’ultimo dal positivismo razionale. Non
aggiungo altro lasciando nel dubbio chi non legge e profana.
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