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di Alessandro Rennis
Attenti al sette di novembre p.v.: arrivano a S.
Demetrio Corone il Presidente italiano Sergio Mattarella e quello albanese Ilir
Meta; ma per gli arbëresh, richiamati a festa per i 550 anni dalla
morte di G.K.Skanderbeg, non si annuncia un bel
“ sol dell’avvenir “ in cui , stando a quanto vado leggendo in questi
giorni di vigilia, sono in molti a sperare . Certo, non si tratta dell’incontro
di Garibaldi e Vittorio Emanuele II, avvenuto – come recita la storiella post
Mille – a Teano (??? , forse !), con i
protagonisti che , in una zoppicante lingua francese, si sono accordati per
depredare il Sud, ma in quanto a falsi storici ci siamo vicini. E parto da S.
Demetrio, come ieri da Teano ! Premetto che non avrei nulla da obiettare sulla
scelta del luogo di tale incontro, proprio per la luminosa storia scritta dentro e fuori le mura del Collegio di S.Adriano e del
Comune di S. Demetrio Corone. Ma una riflessione sull’evento mi è doveroso
avanzarla. Se la scelta di tale sede è motivata con quanto ha rappresentato il
Collegio di S.Adriano, oggi in S.
Demetrio, ma già ex Collegio Corsini
- trafugato nel tempo a S. Benedetto
Ullano attraverso varie operazioni di
dubbia legittimità - perché nella circostanza non si è privilegiato
questo Comune , testimoniando, almeno una volta, onesta volontà di parziale
ricomposizione della verità storica ? E chiedo, ancora, ai vari esponenti del
Governo centrale, di quello Regionale, di quello Provinciale , ai vari amici di cordata… “mariniana”….,
che hanno messo in piedi la prossima
parata storica, come mai è stata
scavalcata l’istituzione centenaria diocesana di Lungro , nella figura del suo Eparca, dei suoi papàdes
, dei fedeli arbëresh di rito greco/bizantino ? Per chi non lo sapesse, è stata
riservata una sola parentesi : una
visita “PRIVATA” del Presidente Ilir Meta , a Lungro, presso il palazzo
vescovile, all’Eparca Donato Oliverio: e ciò
soltanto alla vigilia dell’incontro ufficiale, al quale il Vescovo resta
come invitato (…di lusso?). Di certo, nella circostanza, si magnificherà la
figura di Skanderbeg come “defensor
fidei”, come colui che ci ha sottratto all’oppressione musulmana e , forse,
qualcuno lo ricorderà come destinato a guidare perfino una Crociata anti
ottomana; ed allora perché , nella circostanza, viene scavalcata la Diocesi e
la sua sede centenaria, dove fede, rito, lingua arbëreshe hanno maturato
storica continuità? Forse non è vero che
se oggi nei nostri paesi ancora sopravvive la lingua arbëreshe, se
sopravvivono alcune tradizioni – seppure ridimensionate, per ovvi motivi che in
questa sede non vado a dipanare -, se il
popolo ricorda ancora in madrelingua
preghiere e canti paraliturgici ecc…, lo si deve alla tenace difesa
dell’arbëresh da parte dei nostri papàdes? A conferma di ciò, sta il fatto che
nei paesi ex arbëresh non rientranti nella giurisdizione della Diocesi di
Lungro e dove, pertanto, non hanno
operato i papàdes di rito greco/bizantino, nel volger di pochi decenni si è
perso l’uso dell’arbëresh. Ed all’insegnamento della
lingua arbëreshe nella scuola dell’obbligo; in barba alla necessità di avviare
corsi, corsetti e….corsette verso finanziamenti a sostegno di progetti scuola
ecc…ecc , come si vorrebbe ancora poidomani chiedere ai due Presidenti. In
quale scuola dell’obbligo hanno imparato a scrivere l’arbëresh e a promuoverne
l’uso i vari papàs Sepa Ferrari, i Solano, i Giordano, i Bellizzi, i Bellusci, gli Alessandrini, i Selvaggi, i Fortino, i Matrangolo, i
Capparelli, i Faraco ( ma di quanti altri mi dimentico…!) e i tanti che ne
hanno idealmente seguito l’esempio, come i Peppino Roma, i Demetrio Emanuele, i V. Bruno, i Nando
Elmo, gli Italo Elmo, i F.Marchianò, Attilio e Vincenzino Vaccaro ecc…ecc…( quanti mi
sfuggono al momento!!!….chiudo l’elenco per non stancare !) ? Alzi la mano chi sappia
dirmi quale lingua mai sia stata strappata all’oblio per effetto di una legge,
di un decreto, di un articolo di questa o quella Costituzione, che ne abbiano
convintamente sposato la necessità di salvaguardia!
Ma poi, ( problema ancor più grave
!), a quali scolari e studenti si
vorrebbe insegnare l’arbëresh ? I nostri paesi si svuotano inesorabilmente di
anno in anno; le poche nuove famiglie e loro figli non ne vogliono sapere di
albanesità che comporti dilatazione di orario scolastico. E allora ai
Presidenti, al Presidente Mattarella in particolare, se proprio si voglia
chiedere qualcosa , sarebbe opportuno ricordare loro che sollecitino i Governi
ad avviare concrete iniziative economiche mirate a mantenere in piedi i nostri
paesi , con lo scopo primario di trattenere nei luoghi di nascita le nuove
generazioni; e saremo vivi fino a quando si sapranno avviare sul posto attività
lavorative ( promozione del turismo, recettività alberghiera, conserve di
prodotti locali, industria olearia ecc..) alternative ai vecchi mestieri, tramontati
per drastica legge economica; saremo vivi fino a quando a tutti gli
arbëresh, pur lavorando fuori, risulterà
vantaggioso, sia economicamente sia sotto il profilo
sociale ed affettivo, rientrare per abitare nei rispettivi paesi d’origine:
altro che lezioni di lingua arbëreshe !
Temo , invece, che la
incensata occasione di incontro dei due Presidenti si risolverà in una
magnificata esaltazione del tema dell’emigrazione e dell’accoglienza e sento
già il Mattarella che scivolerà a paragonare l’arrivo in terra italica di noi arbëresh a quello variegato dei nostri
giorni: argomento di cui , in questa sede, non voglio discutere. Ma non
si farà memoria di quali sofferenze, di quante umiliazioni furono vittime gli albanesi , una volta
giunti in terra italica ! Poiché ritenuti tutti ladri e , in quanto tali, da
costringere a vivere in piccoli agglomerati
recintati da adeguate muraglie, non potevano uscire e rientrare
liberamente, ma ad orario, senza armi, in cavalcature ( per chi ne disponeva!)
senza sella e tutti sotto rigoroso controllo.
Mi si dirà che erano altri tempi:
si era sotto i baroni terrieri di allora, protetti dagli spagnoli che ne difendevano l’arroganza impositiva di tasse
insostenibili per i poveri arbëresh impegnati a strappare da vivere
zappando la terra. E perciò i casali di quegli arbëresh che non versavano
quanto ritenuto legittimo “da lor baroni “, venivano sottoposti a rappresaglie
feroci: incendiate le casupole, mozzate le teste di uomini e donne, distrutti i
pochi frutti delle terre lavorate. Lungro ( e parlo del mio paese soltanto, per
amor di….patria!) fu incendiata per ben due volte ( nel 1558 e nel 1648, sempre dagli spagnoli) ed i lungresi,
notoriamente teste alquanto calde e per nulla disposti a sopportare soprusi )
si ritrovarono sgozzati e massacrati con azioni delittuose di rara ferocia!
Allora vogliamo parlare
dell’accoglienza riservata agli shqjpetari del nostro tempo? Il Presidente
Mattarella farà memoria delle deportazioni programmate nella triste alba
del 3 dicembre
1997 dai campi profughi di Ancona, Lecce, Foggia , dal Camping “Orsa Maggiore”
di Cassano Murge ( circostanza registrata sotto i miei occhi!!!) per decisione
dell’allora Ministro degli Interni del primo Governo Prodi, da tal G.
Napolitano, poi Presidente della Repubblica? Se ben ricordo, le prede
ammontarono a 544 ! E ricorderà la piccola “MIRSADA”, un batuffolo di poche carni
e ossa, sordomuta e con problemi di deambulazione, salvata per miracolo da un
militare che l’ha strappata al fuoco delle baracche, mentre la madre ne gridava
il nome e inveiva contro gli italiani “ criminala…italiani criminala…”(
gridava!) : ricaricati su autobus, opportunamente predisposti in fila di
carico? E ricorderà che madre e figlia furono , senza pietà, affastellate sull’ultimo autobus in partenza ? Di certo, non saprà che
dall’Albania queste sventurate furono riportate in Italia non con azione di
governo ma per intervento di Renzo
Arbore, che attivò “Filo d’Oro” di Osimo al fine di far curare la piccola. (
Non so che fine abbia fatto! Ne ho perso notizie).
Per tutti questi motivi non salgo sul carrozzone presidenziale del 7 di
novembre prossimo. Per tutti questi motivi resto a piedi.
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