venerdì 2 novembre 2018

Passa il carrozzone Presidenziale in terra arbëreshe: pronti a saltarvi sopra? No, grazie: resto a piedi !

Foto Alessandro Rennis




          

 di Alessandro Rennis







Attenti al sette di novembre p.v.: arrivano a S. Demetrio Corone il Presidente italiano Sergio Mattarella e quello albanese Ilir Meta; ma per gli arbëresh, richiamati a festa per i 550 anni dalla morte di G.K.Skanderbeg, non si annuncia un bel  “ sol dell’avvenir “ in cui , stando a quanto vado leggendo in questi giorni di vigilia, sono in molti a sperare . Certo, non si tratta dell’incontro di Garibaldi e Vittorio Emanuele II, avvenuto – come recita la storiella post Mille – a Teano (??? , forse !), con i protagonisti che , in una zoppicante lingua francese, si sono accordati per depredare il Sud, ma in quanto a falsi storici ci siamo vicini. E parto da S. Demetrio, come ieri da Teano ! Premetto che non avrei nulla da obiettare sulla scelta del luogo di tale incontro, proprio per la luminosa storia scritta  dentro e fuori  le mura del Collegio di S.Adriano e del Comune di S. Demetrio Corone. Ma una riflessione sull’evento mi è doveroso avanzarla. Se la scelta di tale sede è motivata con quanto ha rappresentato il Collegio di S.Adriano, oggi  in S. Demetrio,  ma già ex Collegio Corsini -  trafugato nel tempo a S. Benedetto Ullano  attraverso varie operazioni di dubbia legittimità -  perché  nella circostanza non si è privilegiato questo Comune , testimoniando, almeno una volta, onesta volontà di parziale ricomposizione della verità storica ? E chiedo, ancora, ai vari esponenti del Governo centrale, di quello Regionale, di quello Provinciale , ai vari  amici di cordata… “mariniana”…., che  hanno messo in piedi la prossima parata storica,  come mai è stata scavalcata l’istituzione centenaria diocesana di Lungro ,  nella figura del suo Eparca, dei suoi papàdes , dei fedeli arbëresh di rito greco/bizantino ? Per chi non lo sapesse, è stata riservata una sola parentesi  : una visita “PRIVATA” del Presidente Ilir Meta , a Lungro, presso il palazzo vescovile, all’Eparca Donato Oliverio: e ciò  soltanto alla vigilia dell’incontro ufficiale, al quale il Vescovo resta come invitato (…di lusso?). Di certo, nella circostanza, si magnificherà la figura di Skanderbeg come  “defensor fidei”, come colui che ci ha sottratto all’oppressione musulmana e , forse, qualcuno lo ricorderà come destinato a guidare perfino una Crociata anti ottomana; ed allora perché , nella circostanza, viene scavalcata la Diocesi e la sua sede centenaria, dove fede, rito, lingua arbëreshe hanno maturato storica continuità? Forse non è vero che  se oggi nei nostri paesi ancora sopravvive  la lingua arbëreshe, se sopravvivono alcune tradizioni – seppure ridimensionate, per ovvi motivi che in questa sede non vado a dipanare -, se  il popolo ricorda ancora in madrelingua  preghiere e canti paraliturgici ecc…, lo si deve alla tenace difesa dell’arbëresh da parte dei nostri papàdes? A conferma di ciò, sta il fatto che nei paesi ex arbëresh non rientranti nella giurisdizione della Diocesi di Lungro e dove, pertanto,  non hanno operato i papàdes di rito greco/bizantino, nel volger di pochi decenni si è perso l’uso dell’arbëresh. Ed all’insegnamento della lingua arbëreshe nella scuola dell’obbligo; in barba alla necessità di avviare corsi, corsetti e….corsette verso finanziamenti a sostegno di progetti scuola ecc…ecc , come si vorrebbe ancora poidomani chiedere ai due Presidenti. In quale scuola dell’obbligo hanno imparato a scrivere l’arbëresh e a promuoverne l’uso i vari papàs Sepa Ferrari, i Solano, i Giordano,  i Bellizzi, i Bellusci, gli Alessandrini,  i Selvaggi, i Fortino, i Matrangolo, i Capparelli, i Faraco ( ma di quanti altri mi dimentico…!) e i tanti che ne hanno idealmente seguito l’esempio, come i Peppino Roma,  i Demetrio Emanuele, i V. Bruno, i Nando Elmo, gli Italo Elmo,  i F.Marchianò, Attilio e Vincenzino Vaccaro ecc…ecc…(  quanti mi sfuggono al momento!!!….chiudo l’elenco per non stancare !) ?  Alzi la mano chi sappia dirmi quale lingua mai sia stata strappata all’oblio per effetto di una legge, di un decreto, di un articolo di questa o quella Costituzione, che ne abbiano convintamente sposato la  necessità di salvaguardia! Ma poi, ( problema ancor più grave !),  a quali scolari e studenti si vorrebbe insegnare l’arbëresh ? I nostri paesi si svuotano inesorabilmente di anno in anno; le poche nuove famiglie e loro figli non ne vogliono sapere di albanesità che comporti dilatazione di orario scolastico. E allora ai Presidenti, al Presidente Mattarella in particolare, se proprio si voglia chiedere qualcosa , sarebbe opportuno ricordare loro che sollecitino i Governi ad avviare concrete iniziative economiche mirate a mantenere in piedi i nostri paesi , con lo scopo primario di trattenere nei luoghi di nascita le nuove generazioni; e saremo vivi fino a quando si sapranno avviare sul posto attività lavorative ( promozione del turismo, recettività alberghiera, conserve di prodotti locali, industria olearia ecc..) alternative  ai vecchi mestieri,  tramontati  per drastica legge economica; saremo vivi fino a quando a tutti gli arbëresh,  pur lavorando fuori, risulterà vantaggioso, sia economicamente sia  sotto il profilo sociale ed affettivo, rientrare per abitare nei rispettivi paesi d’origine: altro che lezioni di lingua arbëreshe !
Temo , invece, che la incensata occasione di incontro dei due Presidenti si risolverà in una magnificata esaltazione del tema dell’emigrazione e dell’accoglienza e sento già il Mattarella che scivolerà a paragonare l’arrivo in terra italica  di noi arbëresh a quello variegato dei nostri giorni: argomento di cui , in questa sede, non voglio discutere.  Ma non  si farà memoria di quali sofferenze, di quante umiliazioni  furono vittime gli albanesi , una volta giunti in terra italica ! Poiché ritenuti tutti ladri e , in quanto tali, da costringere a vivere in piccoli agglomerati  recintati da adeguate muraglie, non potevano uscire e rientrare liberamente, ma ad orario, senza armi, in cavalcature ( per chi ne disponeva!) senza sella e tutti sotto rigoroso controllo.  Mi si dirà che erano altri tempi:  si era sotto i baroni terrieri di allora, protetti dagli spagnoli che ne difendevano l’arroganza impositiva di tasse  insostenibili per i poveri arbëresh impegnati a strappare da vivere zappando la terra. E perciò i casali di quegli arbëresh che non versavano quanto ritenuto legittimo “da lor baroni “, venivano sottoposti a rappresaglie feroci: incendiate le casupole, mozzate le teste di uomini e donne, distrutti i pochi frutti delle terre lavorate. Lungro ( e parlo del mio paese soltanto, per amor di….patria!) fu incendiata per ben due volte ( nel 1558 e  nel 1648, sempre dagli spagnoli) ed i lungresi, notoriamente teste alquanto calde e per nulla disposti a sopportare soprusi ) si ritrovarono sgozzati e massacrati con azioni delittuose di rara ferocia!
Allora vogliamo parlare dell’accoglienza riservata agli shqjpetari del nostro tempo? Il Presidente Mattarella farà memoria delle deportazioni programmate nella triste alba del  3 dicembre 1997 dai campi profughi di Ancona, Lecce, Foggia , dal Camping “Orsa Maggiore” di Cassano Murge ( circostanza registrata sotto i miei occhi!!!) per decisione dell’allora Ministro degli Interni del primo Governo Prodi, da tal G. Napolitano, poi Presidente della Repubblica? Se ben ricordo, le prede ammontarono a 544 ! E ricorderà la piccola “MIRSADA”, un batuffolo di poche carni e ossa, sordomuta e con problemi di deambulazione, salvata per miracolo da un militare che l’ha strappata al fuoco delle baracche, mentre la madre ne gridava il nome e inveiva contro gli italiani “ criminala…italiani criminala…”( gridava!) : ricaricati su autobus, opportunamente predisposti in fila di carico? E ricorderà che madre e figlia furono , senza pietà, affastellate sull’ultimo autobus in partenza ? Di certo, non saprà che dall’Albania queste sventurate furono riportate in Italia non con azione di governo ma  per intervento di Renzo Arbore, che attivò “Filo d’Oro” di Osimo al fine di far curare la piccola. ( Non so che fine abbia fatto! Ne ho perso notizie).

E cosa saprà dire del 28 marzo del 1997, Venerdì Santo, allorché la nave corvetta della marina militare  italiana, SIBILLA, mandata lungo il canale di Otranto per impedire ogni prova di sbarco sulle coste pugliesi di fuorusciti albanesi, nel tentativo di  ostacolare la motovedetta albanese “Katër i Radës “ ne determinò quel delittuoso  speronamento,  che portò a morte 81 albanesi, mentre altri 24 ( o 27 ?) rimasero dispersi e solo 34 sopravvissero ? Non voglio parlare delle vicende del motopeschereccio “Dukati”, primissima operazione di fuga dall’Albania, coronata da successo, (anno 1990 ), perché mi ha visto protagonista e in pochi ne conoscono la trama, ed ancor menola conosce  il Presidente Mattarella. Ecco l’accoglienza ricevuta in ogni stagione i fratelli nostri albanesi . No so dimenticare.
Per tutti questi motivi non salgo sul carrozzone presidenziale del 7 di novembre prossimo. Per tutti questi motivi resto a piedi.



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